18 marzo 2025, ore 07:00, agg. alle 09:39
"White Riot" non è solo il debutto dei Clash, ma un manifesto punk: rabbia, urgenza politica e un sound diretto che apriva una nuova stagione musicale
Il 18 marzo 1977, i Clash debuttavano ufficialmente con "White Riot", primo singolo tratto dall'album THE CLASH. Sebbene il futuro della band avrebbe visto un'incredibile evoluzione stilistica, con lavori epocali come LONDON CALLING (1979) e SANDINISTA! (1980) che avrebbero ampliato i confini del rock contaminandolo con reggae, dub, funk e persino hip-hop, questo primo brano resta una dichiarazione d’intenti fondamentale: chiassoso, grezzo e furioso.
"White Riot” è l'espressione più sincera dell’anima ribelle dei Clash, la base su cui si sarebbe costruito tutto il loro percorso musicale e politico. L’anima musicale così ruvida di questo pezzo non può essere letta come un’esercitazione acerba o una falsa partenza rispetto alla maturità degli album successivi. Il loro esordio non è solo un primo capitolo: è la dichiarazione più autentica della loro urgenza espressiva, l’incastro perfetto tra punk e impegno sociale. "White Riot" è il fondamento della rivoluzione musicale e culturale che avrebbe scatenato il punk
Un manifesto sonoro del punk
"White Riot" incarna alla perfezione l’essenza del punk: ruvido nella pronuncia, così veloce e rabbioso da sembrare disordinato, ma incredibilmente incisivo. Con meno di due minuti di durata, è un assalto sonoro costruito su pochi accordi di chitarra elettrica distorta. Joe Strummer strilla con voce ruvida e rotta dalla rabbia, mentre Mick Jones grattugia sulla chitarra riff che diventeranno l’identità sonora di quel nuovo modo di suonare il rock. La batteria di Terry Chimes e il basso di Paul Simonon completano un quadro essenziale, perfetto nella sua aggressività. Le parole sono una dichiarazione d’intenti che incita alla presa di coscienza politica e sociale: "All the power’s in the hands of people rich enough to buy it" denuncia il potere nelle mani delle élite economiche, mentre il ritornello, ripetitivo all’ossessione, è un grido di battaglia.
