Il 1 ottobre del 1984 gli U2 davano alle stampe "The Unforgettable Fire", quarto album in studio e disco che segnò l'incontro tra la band irlandese e la coppia di produttori composta da Brian Eno e Daniel Lanois.
Dopo il successo di "War", uscito l'anno precedente, gli U2 si trovavano davanti ad un bivio: continuare con il rock impegnato che gli aveva dato tante soddisfazioni fino ad allora o tentare qualcosa di nuovo?
In questo senso fu fondamentale l'incontro con Brian Eno, già in studio con nomi come David Bowie e Talking Heads, che aiutò Bono e The Edge a sperimentare con nuovi suoni, pur mantenendo intatta una costante attenzione ai temi sociali e alle riflessioni sul mondo.
Gli U2 e il passo a lato di The Unforgettable Fire
Gli U2 venivano dal punk, era chiaro, ma erano arrivati ad una potenza sonora e ad una portata tale da trasformare quel sound così diretto in combustibile per il rock da stadio e in condizioni normali sarebbe stato quelli il passo successivo.
Basta vedere il live at Red Rocks immortalato nell'album "Under A Blood Red Sky", pubblicato solo mesi prima, per rendersi conto di cosa fossero gli U2 a metà degli anni '80. Lo si capisce nella potenza della voce di Bono, nella solidità ritmica di Larry Mullen e Adam Clayton, nella chitarra di The Edge, tagliente, travolgente e melodica allo stesso tempo.
La band irlandese decise però di fermarsi un attimo prima di diventare giganti da stadio - cosa che sarebbe comunque poi inevitabilmente successa - e tentare la via della sperimentazione, sacrificando il ritmo e gli inni rock sull'altare della novità.
"Under A Blood Red Sky" finì per essere la chiusura di un cerchio testimonianza di quello che erano stati gli U2 fino a quel punto, ciò che erano diventati nel tour mondiale in supporto a "War" e la versione di loro dalla quale stavano fuggendo.