System Of A Down, per Daron Malakian un nuovo album è difficile
Il chitarrista scettico sul futuro della band di origine armena che ha pubblicato pochi giorni fa i primi inediti dopo 15 anni
Il ritorno dei System Of A Down sembrava qualcosa di impossibile per i fan della band californiana di origine armena e invece è successo davvero. Fermi discograficamente da 15 anni, i SOAD non sono mai riusciti a mettere completamente da parte le divergenze interne al punto da sedersi in studio insieme e progettare un intero album di inediti che facesse da successore ai due dischi usciti nel 2005. La formazione guidata da Serj Tankian, invece, si è limitata a suonare dal vivo circoscrivendo la loro frequentazione al solo palco, almeno fino a pochi giorni fa.
Il 6 novembre, infatti, sono usciti due nuovi inediti, i primi in tutti i questi anni, dal titolo 'Protect The Land' e 'Genocidal Humanoidz', due brani pubblicati per beneficenza, utili per raccogliere fondi in supporto alle popolazioni armene colpite dalla guerra e far ricevere alla band delle minacce di morte ma non sufficienti a dare il via ad un progetto intero con l'idea di un album.
L'improbabile album dei System Of A Down
Parlando con BBC 6 Music e Guitar World, il chitarrista della band Daron Malakian ha parlato di come, nonostante i nuovi singoli, un ritorno dei System Of A Down a tempo pieno sia ancora altamente improbabile. Rispondendo all'emittente britannica, Malakian ha spiegato le difficoltà che impediscono un nuovo album dei SOAD: "Non credo che sia un discorso così semplice, immagino, anche se vorrei che lo fosse. Potrebbe ma è un po' più complicata di così, anche se non voglio fare i nomi e puntare il dito contro uno o l'altro". Al magazine per gli appassionati di chitarra aveva spiegato che tutti i fan che si aspettano un nuovo album dovranno calmare i bollenti spiriti: "Mai dire mai ma allo stesso tempo non mi aspetto di fare altro con i SOAD a breve. Certo, sembra che ai fan piacciano le nostre canzoni e per me è importante. Al momento questa è la situazione, se ci sarà altro in futuro ne parleremo ma per il momento ognuno di noi continuerà a fare quello che stava facendo prima, anche se sono davvero felice dalla risposta che abbiamo avuto, è tutto ok".
I nuovi singoli
Protect The Land e Genocidal Humanoidz sono i brani che hanno segnato il ritorno dei System Of A Down, una scelta spinta da una motivazione ben precisa, quella di porre sotto i riflettori la guerra che vede coinvolto il territorio armeno di Artsakh e gli eserciti di Turchia ed Azerbaijan: "E' successo ciò che è successo in Armenia e allora abbiamo deciso di mettere da parte le nostre differenze. Le nostre differenze sono circoscritte a ciò che succede all'interno della band" ha detto Malakian che nell'intervista per la BBC ha sottolineato: "Abbiamo fatto queste canzoni per una nobile causa e le abbiamo fatte per le giuste ragioni. Non ci abbiamo guadagnato nulla, è stato fatto tutto per una nobile causa e perché il nostro paese ha bisogno di noi".
Sul rapporto tra i vari membri dei System Of A Down ha aggiunto: "Personalmente e fuori dalla band, andiamo ragionevolmente d'accordo tra di noi, non ci odiamo gli uni con gli altri, siamo come una famiglia. Tutti pensano che io e Serj non andiamo d'accordo e no, non è così, tra noi è tutto ok" i problemi, continua, sono strettamente legati ad un discorso artistico:"Ci sono alcune persone nella band che hanno un'idea differente sulla direzione in cui portare la band in futuro".
Il ricavato in beneficenza e le minacce di morte
Il fine nobile per la release dei nuovi brani è il supporto dato ad Armenia Fund, un fondo che si occupa di supportare le vittime colpite dalla guerra che si sta svolgendo in Armenia. Grazie all'acquisto dei singoli i in digitale e del nuovo merchandising reso disponibile attraverso il profilo Bandcamp, infatti, i System Of A Down sono riusciti a mettere insieme in una sola settimana oltre 600.000 dollari per aiutare il tanto amato paese di origine e dare una mano concreta alle persone colpite dal conflitto.
Allo stesso tempo, però, il continuo esporsi della band per dare voce alla propria gente ha avuto anche dei contraccolpi che sono sfociati nelle minacce di morte ricevute via social dal bassista Shavo Odadjian. Proprio questo 'backlash' causato dall'esporsi sulla vicenda, secondo il musicista, ha causato anche l'allontanamento di molti artisti che in un primo momento si erano mostrati sensibili alla causa come Elton John, Cardi B, Nas e Justin Bieber, che con la loro popolarità avrebbero sicuramente dato un'importante esposizione alla vicenda.