29 giugno 2024

Rock & Reggae: 10 canzoni per un connubio stupefacente

10 canzoni per scoprire una miscela musicale esplosiva: dai Clash ai Rolling Stones, passando per Eric Clapton, No Doubt, Police e il Lovers Rock

Rock e Reggae. Difficile immaginare due generi musicali che a livello stilistico, di suono e attitudine paiano più distanti. E invece, Rock e Reggae hanno dimostrato di essere gli ingredienti di una ricetta musicale che funziona benissimo. Ecco una selezione di 10 canzoni per approfondire - o scoprire - questo esplosivo mix stilistico.

Rock e Reggae sono generi che hanno saputo contaminarsi a vicenda e mescolandosi hanno inventato il suono di band e dischi memorabili e caratterizzato, a fasi alterne, tanta musica degli ultimi decenni. L’Inghilterra è il paese che fa incontrare questi due mondi: quello del Rock bianco e quello dei ritmi caraibici di ska, rock steady e reggae che arrivano dalla Giamaica. Un’incontro che fiorirà nella seconda metà degli anni ’70 a Londra, in seno alla rivoluzione Punk e di cui Police e Clash saranno l’espressione più fortunata di questa fusione stilistica. Un connubio che - però - ha radici più profonde e che vanno ben oltre l'influenza clamorosa di Bob Marley & The Wailers, artista tra i più rilevanti e popolari di quel decennio.


Come sempre i Led Zeppelin sono un passo avanti a tutti: già nel 1973 nell'album HOUSE OF THE HOLY, inseriscono il pezzo "D'Yer Mak'Er", profondamente contaminato dal Reggae e dalla musica Giamaicana, influenze che stavano  attecchendo sulla scena inglese e che loro sono pionieristici nel cogliere.

Rock & Reggae: 10 canzoni per un connubio stupefacente

Nuovi vicini di casa

Reggae e Rock iniziano a mescolarsi, annusarsi a influenzarsi a vicenda, diversi anni prima, già dall’inizio degli anni ‘60. Prima che la Giamaica ottenga l’indipendenza (staccandosi dalla Federazione delle Indie Occidentali e dal Regno Unito, il 6 agosto 1962) l’Inghilterra apre le porte all’immigrazione dalla Giamaica. Così, i ragazzi di Londra dei quartieri popolari più poveri - quelli della classe operaia - si trovano ad avere come nuovi vicini di casa e coetanei, i figli degli immigrati appena arrivati dalla Giamaica. Nuovi amici che  condividono gli stessi affanni e la stessa rabbia: l’Inghilterra è in piena recessione economica, non ci sono prospettive di lavoro, la pressione fiscale è soffocante e le disuguaglianze sociali rendono la situazione da difficile a insostenibile. Ma questi ragazzi, oltre al disagio, condividono naturalmente anche la musica. E' così che Londra si lascia letteralmente travolgere da un'ondata di musica nuova che arriva dalla Giamaica. Ancora una volta, in una situazione storica e sociale così tesa e complessa, la musica diventa uno strumento di evasone ma anche di lotta e protesta.  Quando a metà degli anni ’70 a Londra esplode il Punk - e diventa il gigantesco megafono generazionale con cui dire che quella società fa schifo, che tutto va raso al suolo e cambiato - il Reggae è già nel DNA e nelle corde di quella generazione di giovanissimi musicisti; da più di un decennio, infatti, il Reggae è principalmente la musica che ascoltano i giovani provenienti dalla fasce sociali più umili del Regno Unito, quelle degli immigrati, della classe operaia, del sotto-proletariato urbano. Proprio le stesse categorie dove nasce e attecchisce il Punk. Punk e Reggae sono espressioni musicalmente diverse di un comune e condiviso desiderio di rivolta e protesta. Espressioni che troveranno nel Rock il terreno fertile nel quale contaminarsi.

Lovers Rock

Il primo significativo innesto tra Reggae e sound occidentale non avviene però nel Rock. Poco prima della diffusione del Punk, inizia a fiorire il Lovers Rock, un genere che sull’impianto del Reggae inserisce colori, atmosfere e portamento della musica Soul e Pop. Soprattutto, nel Lovers Rock c’è voglia di leggerezza: nei temi, negli argomenti, nel sound. Una canzone su tutte per farsi un’idea delle coordinate stilistiche di questo sotto genere del Reggae è “Silly Games” di Janet Kay. Però, quello che a noi interessa, è che il Lovers Rock apre la strada ad una rilettura più bianca e patinata del Reggae, vicinissima a Pop e R’n’b, incarnata alla perfezione da band come gli UB40 e che evolverà a livello stilistico e sonoro - per esempio - in un altro grande gruppo degli anni ’80, i Fine Young Cannibals.


Clash & Police

Delle due band londinesi, decisive se non artefici dell’esplosione del Punk, Sex Pistols e Clash, i primi  restano totalmente impermeabili al Reggae. I Clash, invece, lo fanno diventare un tratto stilistico fondamentale del loro modo di suonare Rock. Anzi, dal loro terzo album in poi, il capolavoro LONDON CALLING (1979), il Reggae diventa la spina dorsale di tanti dei loro migliori groove, merito soprattutto dell'eccezionale sezione ritmica formata dal bassista Paul Simonon e il batterista Nick "Topper" Headon. Addirittura, nell’album successivo SANDINISTA (1980), il Reggae schiude ai Clash la porta per straordinarie contaminazioni con tutta la musica Black: dal Funk, all’allora seminale Rap e Hip-hop, fino al Dub. Saranno però i Police la band che sublimerà Rock e Reggae in una sintesi perfetta. Anche loro vicini Punk (seppur in maniera meno autentica), i Police trovano nel Reggae, lo stratagemma stilistico per aprire e dilatare struttura, suono e arrangiamenti delle loro canzoni, offrendo alla voce di Sting e alla perizia esecutiva del chitarrista Andy Summers e batterista Stewart Copeland la possibilità di esprimersi con classe, raffinatezza e originalità. Cosa che nell’attenersi a un rigido canovaccio Punk, sarebbe stata impossibile. Se i Police sono ricordati come la band Rock e Reggae per antonomasia, REGATTA THE BLANC, loro secondo album e capolavoro del 1979, è l'album che testimonia al meglio questo stile. Il disco contiene classici della band come "Message In A Bottle", "Bring On The Night", "The Bed's To Big Without You" ma - soprattutto - "Walking On The Moon" quinta essenza del sound reggae dei Police.


Un mix che diventa un classico

Da allora, nel Rock, il Reggae resterà una sempre possibile variante con cui colorare e arrangiare un pezzo o svecchiarne l'esecuzione. Un grande classico - vero e proprio stilema di arrangiamento musicale in questa unione stilistica Rock e Reggae - è quello della strofa suonata con incedere e attitudine Reggae: chitarre pulite, comunque minimali e sezione ritmica saltellante ed eterea; mentre il ritornello diventa rock ed esplode con tutti che pestano, si aprono e suonano al massimo della dinamica. Esattamente come succede in “Can’t Stand Losing You”, “Roxanne” o “Don’t Stand So Close To Me” dei Police. Un approccio all’arrangiamento, che si ritroverà in tantissimi artisti: dagli Incubus in  “Nice To Know You” ai Rush in “Vital Signs”, passando per "It's a Mistake" dei Man At Work, “I’m Just a Girl” dei No Doubt o “Fanman” dei Guano Apes.


10 Canzoni

Ecco una selezione di brani per scoprire, approfondire e - chissà - apprezzare questa contaminazione stilistica tra Rock e Reggae. Naturalmente, non è una classifica: ci aspettiamo di leggere tanto i vostri brani Rock e Reggae preferit tra quelli che abbiamo selezionato; tanto di ascoltare quelli che avreste scelto voi. 


ERIC CLAPTON: “Knockin’ On Heaven’s Door”

Nella prima metà degli anni ’70 - a ridosso della pubblicazione del suo secondo album 461 OCEAN BOULEVARD (1974) - Eric Clapton si dedica alla realizzazione di diverse cover che pubblica come singoli: "I Shot The Sheriff” di Bob Marley, "Willie and the Hand Jive” di Johnny Otis o la reinterpretazione di un vecchio spiritual "Swing Low, Sweet Chariot”. La cover che Eric Clapton arrangia di “Knockin’ On Heaven’s Door” di Bob Dylan uscirà nel 1975 e non apparirà in nessun album in studio di inediti. Qui il Punk non c’entra nulla e il Reggae è unicamente un colore, un’atmosfera che offre a Clapton la possibilità di far cantare in maniera ancora più dolce, elegante e calda la sua Stratocaster. Una delle prove chitarristiche più emozionanti.


ROLLING STONES: “Cherry Oh Baby”

Anche i Rolling Stones si lasciano sopraffare dall’ondata di musica Giamaicana che sommerge l’Inghilterra a metà degli anni 70. C’è tantissimo Reggae (ma anche Funk) nel loro tredicesimo album in studio BLACK AND BLUE (1976). Deliziosa la loro cover di “Cherry Oh Baby” del cantautore giamaicano Eric Donaldson.


THE CLASH: “(White Man) in Hammersmith Palais”

In questa canzone c’è l’anima dei Clash. La rabbia, l’impegno politico, la denuncia e l’attitudine di usare il Reggae non come un colore ruffiano per dare nuovo lustro al Rock ma come spunto per spingere il Punk fuori dai suoi limiti stilistici e sonori. Il Reggae è la via attraverso cui i Clash compiranno uno stupefacente viaggio musicale che cambierà il Rock. "(White Man) in Hammersmith Palais" viene registrata (ma poi non inclusa) in previsione del GIVE'EM ENOUGH ROPE (1978) secondo album in studio dei Clash; nel 1979 il pezzo verrà, invece, incluso nella versione americana del loro album d'esordio, l'omonimo THE CLASH (1977)


THE CLASH: “Lovers Rock”

Non è detto che chi ama ascoltare e ballare il Reggae cerchi necessariamente la militanza politica, il tema della protesta. Per questo, i testi degli artisti che si cimentano nel Lovers Rock sono quasi sempre romantici, frivoli, volutamente distaccati dall’impegno sociale. Questo, ovviamente, non piace ai Clash e Joe Strummer che su LONDON CALLING (1979) fanno una sorta di parodia omonima del genere, per sfotterne i cliché. 


UB40: “Red red Wine”

Ecco, appunto, per restare in tema. Il classico degli UB40 che è anche un classico del Lovers Rock.


THE POLICE: “Masoko Tanga”

Le tematiche sentimentali e amorose spesso trattate da Sting nei testi dei primi brani dei Police e il loro sound sempre raffinato, pulito, non possono non fare accostare il Reggae dei Police al Lovers Rock. C’è, però, una traccia praticamente strumentale e quasi dimenticata sul loro album d’esordio OUTLANDOS D’AMOUR(1978) in cui Sting, Andy Summers e Stewart Copeland ci danno dentro di brutto e suonano Reggae in modo appassionato e nervoso, con quel parossismo musicale e quel pizzico di psichedelia che diventeranno poi  un tratto distintivo delle loro esagitate esibizioni live.


SUBLIME: “Smoke Two Joints”

“Smoke Two Joints” è un piccolo grande classico del Reggae americano. Il pezzo è scritto nel 1983 da una band Reggae dell’Oregon, i The Toyes. La versione più celebre, però è quella dei Sublime, band californiana degli anni ’90 che mescola hardcore punk con ska, reggae e persino rap. I Sublime inseriscono “Smoke Two Joints” come cover nel loro album di debutto 40 OZ. TO FREEDOM (1992). Delizioso, in questa versione, l’apporto stralunato delle chitarre elettriche marcissime e distorte, quasi Grunge, sull’incedere sgangherato del groove Reggae.


ALPHA BLONDY: “My American Dream”

Non è solo il Rock a contaminarsi con il Reggae: vale anche il contrario. Alpha Blondy leggenda vivente e autentico gigante del Reggae (che ha collaborato con con gli Wailers, la band di Bob Marley) usa il suono del Rock e delle chitarre distorte per dare impatto, tiro e drammaticità alla sua “My America Dream” (MYSTIC POWER, 2013)


THE PRODIGY: “Out Of Space”

La commistione con il Reggae apre le porte a un attitudine di contaminazione più estesa tra Rock e la musica Black. Dalla fine degli anni ’80 si crea una scuola di pensiero, un “Sound Londinese” che fagocita ogni stile musicale e lo rielabora, soprattutto all’interno di musica dance ed elettronica. Impossibile pensare a generi come Drum and Bass o Grime senza partire dalle fondamenta Ska, Rocksteady e Reggae della musica Inglese. I Prodigy restano una delle espressioni più vigorose e violente di questa evoluzione musicale dove il Rock era - comunque - presentissimo. In questo pezzo del 1992, tratto dal loro primo album EXPERIENCE, ecco le radici Reggae dei Prodigy.


SKINDRED: “Gimme That Boom”

C’è persino chi ha contaminato il Metal con il Reggae. Per i più curiosi, gli Skindred sono davvero divertenti…