08 aprile 2025

Quando il punk fece Smash! Storia della consacrazione degli Offspring

Nel 1994 gli Offspring pubblicano Smash, un’esplosione punk rock che sfonda le radio e cambia le regole. Ecco come ci sono riusciti.

Nel 1994 il grunge comincia a perdere slancio, e il punk rock – da sempre sottotraccia – inizia a trovare nuove forme per riemergere e prendersi la scena. È in questo scenario che, l’8 aprile 1994, arriva SMASH degli Offspring: un disco spavaldo e sorprendentemente accessibile, che rivoluziona le coordinate del punk californiano.

In poco più di mezz’ora, SMASH mescola riff spigolosi, ritmi forsennati e aperture melodiche che flirtano con il pop, il surf e persino lo ska. "Come Out and Play", "Self Esteem", "Bad Habit", "Gotta Get Away": ogni traccia ha un’identità forte e contribuisce a costruire un album compatto ma variegato, perfetto per arrivare ad una nuova generazione. Ecco la genesi di SMASH: come è nato, il suono che ha definito, e le ragioni per cui – a trent’anni di distanza – resta una uno dei migliori album di punk rock.

Quando il punk fece Smash! Storia della consacrazione degli Offspring

Passione incrollabile per il punk

La storia inizia così. Siamo nei primi anni ’90 e ci sono quattro giovinastri: uno fa il bidello, uno il panettiere, uno lavora in una copisteria e l’ultimo è un tuttofare in una piccola etichetta discografica. Etichetta che, guarda un po’, è la Epitaph Records, fondata da Brett Gurewitz (chitarrista dei Bad Religion), colosso dell’hardcore americano. E, guarda un po’ di nuovo, sotto contratto con la Epitaph ci sono proprio loro: gli Offspring. Anche se ancora legati a una vita normale, Dexter Holland, Greg K, Noodles e Ron Welty (voce e chitarra, basso, chitarra e batteria) iniziano a vedere le cose girare per il verso giusto. Hanno una passione incrollabile per il punk, e nella seconda metà degli anni ’80 si fanno un mazzo così, tra prove, concerti nei garage e un primo disco autoprodotto. Proprio grazie a quel disco attirano l’attenzione della Epitaph, che pubblica nel 1992 il loro secondo album, IGNITION. L’album piace e vende, tanto che a questo punto succede la magia; si realizza il piccolo grande sogno che ogni band emergente coccola: un tour tra America e Europa come spalla a due band più famose, sempre della Epitah, che gli Offspring adorano: Pennywise e NOFX.

 

Skate, surf, ska e rabbia adolescenziale

Quello che per molti sarebbe già un traguardo, per loro è solo l’inizio. Suonare ogni sera in giro per il mondo davanti a centinaia di persone che conoscono i loro pezzi accende una scintilla. Anzi, un fuoco. Si sentono in corsa, ispirati, e anche stimolati da quello stuzzicante senso di competizione con i colleghi Bad Religion, NOFX e Pennywise. Vogliono dimostrare di avere più fame, più visione, più voglia di spingere il punk in una nuova direzione: meno cupo, più solare, meno grezzo, più colorato. Così nell’autunno del 1993 entrano in studio per registrare quello che sarà l’album della consacrazione: SMASH. A guidarli c’è Thom Wilson, produttore di culto per chi ama il punk, già al lavoro con Dead Kennedys, Social Distortion e The Vandals. I quattro amici ci mettono tutto: sudore, intuizioni, e una visione chiara. Portare il punk delle nuove generazioni (quelle cresciute con Bad Religion e soci) verso un suono che prenda anche dalla cultura skate, dal surf, dalla rabbia adolescenziale ripulita da un pop furbo e orecchiabile. Il risultato? Una bomba. SMASH esce con un tempismo perfetto, offrendo un’alternativa fresca e viva a una scena grunge che sta lentamente appassendo, e che pochi mesi dopo perderà uno dei suoi simboli con la morte di Kurt Cobain. Il disco fa esplodere tutto: oltre 11 milioni di copie vendute e il record assoluto di vendite per un’etichetta indipendente.

 

Quattro pezzi

Come tutti i grandi album del rock, SMASH merita un ascolto da cima a fondo per godersi l’omogeneità dei brani e farsi travolgere in un autentico trip nell’energia del punk rock dei primi anni ’90. Ma se doveste selezionare quattro tracce per una vostra playlist punk rock, raccomandiamo queste:

"Come Out and Play " è - assieme a "Basket Case" dei Green Day - il singolo punk rock per antonomasia degli anni ’90. Lo caratterizza un riff orientaleggiante che omaggia il suono della Stratocaster surf di Dick Dale, donando un tocco quasi latino, quasi pop-punk. Il pezzo conquista subito airplay e MTV, contribuendo al trionfo di SMASH. Nel bene e nel male, diventerà il modello per i futuri singoli della band, da "Pretty Fly "alle meno ispirate "Original Prankster" e "Hit That".

"Bad Habit" nasce dai viaggi in auto di Dexter – due ore al giorno su un vecchio pickup Toyota a settanta all’ora, bersaglio di insulti e perfino di una lattina sul parabrezza. Il pezzo diventa un classico live, con chitarre e batteria che flirtano con il metal.

"Gotta Get Away", guidata dal basso di Greg K e dalla batteria di Ron Welty, vira verso territori alternative rock con un midtempo tribale che apre spazi alle chitarre più frammentate e nervose.

"Self Esteem" è la hit perfetta, sull’onda di "Come Out and Play": ottime chitarre, testo adolescenziale e riusciti richiami vocali ai Nirvana.