31 marzo 2025

Prince: quando la chitarra è una dichiarazione di stile, forza e vendetta

Dall’assolo “vendicativo” alla Hall of Fame a Purple Rain: Prince, chitarrista geniale e spesso sottovalutato, era un mix di groove funk e fuoco hendrixiano.

Prince era stupefacente in ogni manifestazione del suo talento: voce, scena, scrittura, produzione. Così tanto da far passare in secondo piano una verità clamorosa: con la chitarra in mano, era un prodigio assoluto capace di armonizzare in maniera stupefacente l'eredità di Jimi Hendrix con l'energia e il groove di James Brown.

 

C’è un momento nella storia del rock in cui Prince ha fatto capire, senza bisogno di parole, quanto potesse essere feroce e brillante come chitarrista. Era il 2004, cerimonia d’introduzione alla Rock & Roll Hall of Fame. Sul palco ci sono Tom Petty, Steve Winwood, Jeff Lynne e Dhani Harrison per rendere omaggio a George Harrison con una versione di “While My Guitar Gently Weeps”. Quando tocca a Prince, si lancia in un assolo memorabile per intensità, suono e teatralità. Ma non è solo un omaggio. Secondo quanto raccontato dal New York Times Magazine, quel assolo fu anche una forma di rivincita: l’anno prima Rolling Stone lo aveva clamorosamente escluso dalla sua lista dei 100 migliori chitarristi di tutti i tempi.

Prince: quando la chitarra è una dichiarazione di stile, forza e vendetta

L'eredità di Hendrix

Prince non era nuovo a reazioni pungenti quando si sentiva trascurato; trasformava ogni torto percepito in carburante creativo: una sensibilità fuori dal comune che faceva parte della sua genialità.  Così, sale sul palco e fa esattamente ciò che ci si aspetta da un guitar hero: prende il centro della scena per prorompere in un l’assolo incendiario, suona con un misto di rabbia, eleganza e virtuosismo assoluto, poi lancia la chitarra in aria e se ne va, creando una leggenda! Lì, davanti al mondo, Prince ha fatto capire che il suo talento chitarristico non era un’aggiunta al personaggio, ma uno dei suoi fiori all'occhiello. Eppure, per quanto fosse evidente a chiunque avesse ascoltato i suoi dischi o visto i suoi concerti, Prince è stato spesso sottovalutato come chitarrista. Forse perché la sua fama da performer, cantante, autore e showman era talmente ingombrante da far dimenticare che, con una chitarra in mano, era in grado di parlare un linguaggio espressivo tutto suo. Il suo stile prendeva linfa da Jimi Hendrix, ma non si limitava all’emulazione. Prince aveva ereditato da Hendrix il senso più profondo del guitar hero: la capacità di far esplodere l’assolo come atto scenico, drammatico, emotivo e allo stesso tempo di tenerlo saldamente incastonato nella struttura della canzone. Non c’era esibizionismo fine a sé stesso: gli assoli erano il compimento naturale di brani già meravigliosi. “Purple Rain” ne è l’esempio più eclatante: una ballata gospel-pop , cesellata con le migliori e più cristalline sonorità degli anni '80, che grazie a un assolo di chitarra che cresce, respira, esplode e commuove, diventa non solo un inno rock ma uno standard immancabile in ogni jam session o rassegna di chitarristi.  Ma perle di chitarra si trovano anche nel riff straordinario di “Let's Go Crazy”, nel'assolo intenso e disperato di “The Beautiful Ones”, nella sensualità distorta di “Electric Intercourse” o nella profondità bluesy di “Shhh”, dove ogni bending (nota alzata  tirando una corda per ottenere un suono più acuto e carico di espressività) sembra un grido trattenuto.

 

Tecnica, chitarre & Influenze

Dal punto di vista tecnico, Prince era un funambolo. Il suo stile fondeva funk, soul e rock in un impasto ritmico travolgente. I riff erano costruiti spesso su power chord spezzati, note singole suonate in maniera sincopata e groove infuocati. Era capace di un fraseggio limpido e melodico, ma anche di sfuriate violente di note distorte, sempre con una passionalità e temperamento che andavano oltre l'urgenza della precisione formale. E poi c’erano le sue chitarre: oggetti di culto e di scena. La Hohner Madcat – una Telecaster giapponese economica, che lui trasformò in una macchina da funk – e la Cloud Guitar, disegnata su misura, che divenne un simbolo del suo stile scenico e sonoro. Prince sapeva mischiare con naturalezza le influenze musicali Hendrix, Buddy Guy con il groove e il carisma James Brown, fondendo il blues più viscerale con la danza, le pulsazioni ossessive del funk. Il risultato era qualcosa di unico: un musicista che sapeva far ballare, piangere e infiammare il pubblico  grazie alle corde della sua chitarra.  Le ritmiche singhiozzanti e irresistibili di “Kiss” e “Gett Off”  diventano più ancora del basso e della batteria l'anima della sezione ritmica: è la chitarra che detta legge, spezza e incolla un tempo al quale comunque non puoi esistere! Per questo, quindi, non serve scomodare troppe classifiche o definizioni per capire quanto fosse grande: basta ascoltarlo. Oppure basta ricordare quel momento alla Hall of Fame, quando ha zittito tutto e tutti con sei corde, un wah e un sorriso beffardo! Lì, davanti a una sala piena di leggende del rock, Prince ha dimostrato che con la chitarra non giocava: combatteva, raccontava, esprimeva sé stesso. E forse, ogni tanto, si prendeva anche una bella rivincita.