24 febbraio 2025, ore 09:16, agg. alle 10:02
Doppio album, potenza sonora, eclettismo senza confini: con PHYSICAL GRAFFITI (1975), i Led Zeppelin si sono presi il trono del rock.
PHYSICAL GRAFFITI, sesto album dei Led Zeppelin, arriva nei negozi il 24 febbraio 1975 con il peso di una sfida imponente: dimostrare che la band non è solo la più grande rock 'n' roll band del pianeta, ma che ha anche l'autorevolezza artistica per scolpire il proprio nome nella storia della musica accanto ai giganti. Sul piano commerciale non esiste discussione: nessuno è al loro livello. Hanno dominato arene e stadi in ogni angolo del globo, da Boston a Milano, da Hong Kong ad Amburgo. Ogni album pubblicato è diventato disco di platino, con LED ZEPPELIN IV (1971) che ha già superato i tre milioni di copie vendute. I loro concerti infrangono record: nel 1973, 56.800 spettatori li acclamano a Tampa, mentre nel 1975, sei date consecutive al Madison Square Garden attirano 120.000 persone.
Se il rock ha un Olimpo, i Led Zeppelin siedono tra le divinità più luminose del genere, accanto a Beatles, Who e Rolling Stones. Ma per suggellare il proprio status anche a livello artistico, serve qualcosa di più: serve un album capace di reggere il confronto con SGT. PEPPER'S LONELY HEARTS CLUB BAND (1967), TOMMY (1969) e BEGGARS BANQUET (1968). Serve PHYSICAL GRAFFITI.
Serve un album doppio
La consapevolezza di dover realizzare un album imponente, capace di consolidare definitivamente il loro status, spinge i Led Zeppelin a pensare in grande sin dall’inizio: PHYSICAL GRAFFITI dovrà essere un doppio album. Non un semplice vezzo, ma una necessità. Perché se questo disco deve segnare un punto di svolta artistico, allora deve avere lo spazio per esplorare ogni sfumatura del linguaggio musicale in cui la band eccelle: dal blues acustico al rock più duro ed epico, dalle suggestioni orientali ai richiami folk. Un solo LP non sarebbe bastato per catturare la vitalità creativa, l’eclettismo e la continua tensione all’innovazione che, al momento, erano tanto il loro fiore all’occhiello quanto il cuore della loro devastante potenza sonora. Ma c’è anche un preciso calcolo commerciale dietro questa scelta. Un doppio album, così variegato, avrebbe regalato ai fan un’esperienza totalizzante, un’immersione profonda nel mondo sonoro degli Zeppelin, alimentando ancora di più il loro impatto culturale e il loro peso sul mercato. Per la band, era il modo perfetto per ribadire la propria supremazia e segnare un nuovo standard nel rock.

Il recupero di gemme accantonate
Lo spazio offerto dalla prospettiva di un doppio album offriva ai Led Zeppelin un’altra opportunità preziosa: recuperare e dare nuova vita a brani rimasti fuori dagli album precedenti. Nel corso degli anni, la band aveva accumulato un tesoro di outtake di alta qualità, canzoni scritte e registrate durante le sessioni di LED ZEPPELIN III (1970), LED ZEPPELIN IV (1971) e HOUSES OF THE HOLY (1973), ma mai pubblicate. Tra queste, gemme come "Down By The Seaside" – inizialmente concepita come ballata acustica durante la produzione di LED ZEPPELIN IV – o "The Rover", brano nato per LED ZEPPELIN III e rimasto nel cassetto. Ma il caso più clamoroso è "Houses of the Holy" : scritta addirittura come title track per il disco omonimo del 1973, fu inspiegabilmente esclusa dalla scaletta, trovando finalmente posto in PHYSICAL GRAFFITI. Recuperare questi pezzi risolveva più problemi contemporaneamente. Alla vigilia delle registrazioni, la band aveva pronti solo otto brani inediti, tutti molto lunghi: se avessero puntato a un solo LP, avrebbero dovuto accorciarli, oppure scrivere nuovo materiale per riempire due vinili. Il riutilizzo di tracce già pronte permetteva di evitare forzature, completando il doppio album senza sacrificare la naturalezza dei nuovi brani. In più, valorizzava canzoni troppo ben scritte per restare relegate negli archivi e sottolineava la straordinaria versatilità stilistica della band. Il risultato è un’opera monumentale, capace di spaziare tra atmosfere folk, hard rock, blues e sperimentazione sonora senza perdere coesione.