12 maggio 2024

Paul Simonon dei Clash: icona del basso rock

Paul Simonon dei Clash, è uno dei musicisti più brillanti e carismatici usciti dalla scena punk. Non solo un bassista brillante ma anche un’icona di stile.

Paul Simonon è una figura leggendaria. Bassista dei Clash, una delle band più rilevanti e influenti della storia del rock, ne è stato l’icona di stile e soprattutto, quello che musicalmente ne ha rappresentato al meglio la meravigliosa evoluzione stilistica.

I Clash partono dal punk, (movimento al quale non solo aderiscono ma che anche contribuiscono a inventare) e da quella scena iniziano un viaggio fulmineo che, in pochi anni, porterà il loro rock ad abbracciare reggae, dub, rnb, rap e persino sperimentazioni disco music. Una trasformazione stilistica esaltante, nella quale il basso di Paul Simonon e la sua curiosità musicale sono il motore trainante. Ma, oltre al valore artistico e strumentale, Paul Simonon merita un posto di rilievo nell’immaginario del rock anche per la fiera e appassionata attitudine punk, per la sua sincera dedizione a pubblico e fan. E, non da ultimo, per il look e l’atteggiamento straordinario sfoggiati sul palco che sono diventati il modello su cui si è plasmata l’immagine del bassista punk rock.

Scopri la storia della foto di copertina di LONDON CALLING: quando Paul Simonon, in difesa del suo pubblico, ha fracassato il basso sul palcoscenico.




Paul Simonon dei Clash: icona del basso rock

Una mosca bianca nel punk

Paul Simonon al basso è dannatamente bravo. La cosa non dovrebbe muovere particolare scalpore dal momento che stiamo parlando del bassista dei Clash una delle più grandi rock band di sempre. Eppure, va considerato che il punk - scena dalla quale i Clash emergevano - era un movimento musicale e artistico che non solo era poco interessato alla tecnica strumentale ma, in qualche maniera, la osteggiava. Il punk, infatti, privilegiava un approccio più immediato e verace alla musica, un modo di suonare che fosse accessibile a tutti. Perché nel punk si suonava non per esibire la propria abilità strumentale ma per mettere in musica i propri diritti (o malumori) e farli valere o sentire a tutti. Chiunque doveva e poteva farlo. In questo scenario Paul Simonon era una mosca bianca, un musicista davvero innamorato del proprio strumento, curioso di affinarne tecnica e conoscenza. Esistono addirittura diverse leggende di Paul Simonon che, per non farsi ghettizzare dalla scena punk, nascondeva la sua passione per lo studio della musica. Stewart Copeland (batterista dei Police) ha raccontato in diverse interviste di ricordare tour di Clash e Police assieme, in cui Paul Simonon si appartava assieme a Sting (cantante e bassista dei Police, con trascorsi nel jazz) per scambiarsi e condividere trucchi e nozioni sul basso. Cosa che però - più o meno scherzosamente - chiedeva non venisse rivelata “al suo Boss” Joe Strummer, cantante e leader dei Clash, punk integerrimo che non avrebbe gradito quelle digressioni nerd


Questa mirabile vocazione a migliorare musicalmente ed evolvere sempre era per Paul Simonon anche la maniera per compensare il fatto di essere uno strumentista senza una particolare formazione musicale. Il fiore all’occhiello del suo bassismo erano l’atteggiamento e il piglio esecutivo parecchio energici, accompagnati da un grande senso della dinamica, della melodia e da un amore e una pratica appassionata dei groove presenti nel reggae. Se nei primi album dei Clash Paul Simonon è perfettamente calato nel canovaccio essenziale del musicista punk, da LONDON CALLING (1979) in poi, il suo bassismo letteralmente fiorisce, schiudendo ai Clash la possibilità delle contaminazioni stilistiche dub, jazz, rnb descritte prime. Ma se in studio di registrazione e nei dischi, Paul Simonon incanta con linee di basso micidiali, nella foga selvaggia dei live dei Clash, pare più concentrato sulla performance che sulla precisione. Poco importa se nella irruenza del live alcuni giri di basso escono un po' trasandati e imprecisi, perché sul palco Paul Simonon è un grande intrattenitore, una forza della natura. 

 

Il basso alle ginocchia

Riguardo alla sua straordinaria presenza scenica, Paul Simonon celebra l’abitudine, propriamente punk, di portare il basso  incredibilmente basso. Una maniera per sbeffeggiare i musicisti hard rock, jazz e progressive - di estrazione più virtuosa e nobile - per cui, chitarra e basso portati sotto al mento, sono un’esigenza per assecondare esecuzioni tecniche particolarmente articolate. Ma nel punk, dove nel playing contano soprattutto la foga e potenza ritmica, il basso e la chitarra portati così in basso permettono di colpire le corde con un gesto più ampio del braccio che, distendendosi, consente maggiore forza e impatto. Circa il suo basso portato alle ginocchia, Paul Simonon ha dichiarato: “Finire a fare il bassista è stato un po' deludente per me. Avevo grandi sogni di essere come Pete Townshend, il chitarrista degli WHO. Quindi una volta che mi è stato consegnato il basso ho pensato che avrei semplicemente fatto finta di suonare la chitarra. E così ho fatto da subito, tenendo il basso alle ginocchia (come Pete Townshend faceva con la sua chitarra NDR) e suonandolo con tutta la forza del braccio."

Reggae, reggae, reggae!

Due pezzi per innamorarsi della bellezza ed efficacia delle linee di basso di Paul Simonon. “The Guns of Brixton” da LONDON CALLING è una traccia che Simonon scrive e canta. E’ un reggae lento e ipnotico, con un portamento petulante, ottuso che sembra quasi anticipare la trance e rende impossible non assecondare e dondolare sul tempo. Merito soprattutto del basso di Simonon, pigramente attaccato al groove sgangherato, tra la batteria sincopata e le chitarre che balbettano. “Plastic Beach” dei Gorillaz, dall’omonimo album del 2010. Un pop reggae stralunato che sembra una rilettura aggiornata delle sperimentazioni dei Clash di SANDINISTA(1980). Paul Simonon è ospite con una linea di basso perfetta e sorniona.