PABLO HONEY: il "brutto anatroccolo" dei Radiohead
Considerato il brutto anatroccolo dei Radiohead, PABLO HONEY è in realtà un debutto potente, tra rock viscerale, grandi canzoni e lampi di sperimentazione
Di solito, la critica e gran parte degli appassionati presentano PABLO HONEY come una “falsa partenza” rispetto alla straordinaria evoluzione stilistica dei Radiohead. Pubblicato il 22 febbraio 1993, PABLO HONEY viene spesso descritto come un album verace e appassionato di alternative rock che, pur mettendo sotto i riflettori la band emergente, non possiede ancora i tratti cerebrali e sperimentali dei loro lavori più iconici.
Eppure, immergendosi nei solchi di questo album, emergono una profondità di scrittura e una varietà stilistica che rendono i Radiohead degli alieni rispetto al panorama grunge ancora dominante all’epoca.

Il successo ingombrante di Creep
Non sorprende che PABLO HONEY sia stato spesso etichettato come il disco meno riuscito dei Radiohead, con una parte della critica che lo ha addirittura definito il loro peggior lavoro. Ma la controversia non si è fermata ai giudizi esterni: la stessa band ha avuto un rapporto complicato con questo album. L'evoluzione stilistica che, già dal successivo THE BENDS (1995), avrebbe portato i Radiohead a capolavori di creatività ed espressione artistica come OK COMPUTER (1997), KID A (2000) o IN RAIMBOWS (2007), ha finito quasi per oscurare questo debutto, trasformandolo in una sorta di brutto anatroccolo. Non è un caso che i Radiohead siano sempre stati riluttanti a eseguire dal vivo molte delle canzoni di PABLO HONEY. A complicare il quadro c’è stato poi il clamoroso successo di "Creep", una ballad d’amore perfetta per l’alternative rock, diventata uno dei pezzi più rappresentativi della band. Un brano che ha contribuito a far conoscere i Radiohead in tutto il mondo, ma che, paradossalmente, è diventato un’ombra ingombrante: il suo successo popolare strideva con la direzione artistica che la band avrebbe presto intrapreso, spingendola ad allontanarsi sempre di più da quel suono e da quel tipo di songwriting.
Oltre i confini del rock
Sì, PABLO HONEY è un disco in cui abbondano distorsioni debordanti e riff poderosi: il finale quasi metal di "You" e "Ripcord", l’apertura di "How Do You?" che anticipa i Foo Fighters prima ancora che esistessero, la maestosa sinfonia di chitarre distorte di "Anyone Can Play Guitar"… Ma il loro approccio al rock segue una direzione diversa rispetto alle band grunge e alternative del periodo, che sembravano aggiornare gli stilemi del classic rock e del punk. I Radiohead, invece, guardano già al 2000, sperimentando con suoni di chitarra anticonvenzionali, feedback, dissonanze ed effetti di ogni tipo, spremuti con il piacere irriverente di chi vuole spingersi oltre i confini del genere. Il loro è un rock talmente estremo da sembrare esasperato, quasi una parodia degli stereotipi del genere, trasformati in una tavolozza sonora inedita per canzoni che possiedono, comunque, una delicatezza e una profondità di scrittura stupefacente. Perché, se si insiste nel vedere questo disco come un lavoro troppo diretto e ruvido, basta soffermarsi sulla qualità del songwriting per cogliere il potenziale di una band destinata a cambiare il rock. E senza nemmeno scomodare il già menzionato capolavoro "Creep", PABLO HONEY è pieno di perle: la melodia vocale solare e malinconica di "I Can’t", l’atmosfera romantica e frastornata di "Blow Out", che mescola acustico ed elettronico in un crescendo di chitarre impazzite e rumorismo da pelle d’oca.
Linguaggio da fuoriclasse
Ma la cifra di questo disco, quella che anticipa i tratti distintivi dei Radiohead, è già tutta nell’apertura di "You": una traccia quasi progressive, con cambi di suono e dinamica, inserti strumentali modernissimi, feedback e un arcobaleno di registri vocali sfoggiati da Thom Yorke. Un brano che è una cartina tornasole, capace di preannunciare alcune delle sonorità più eccitanti del rock dei decenni successivi, che partendo da Jeff Buckley arriva ai Muse, passando per i Coldplay. A oltre trent’anni dalla sua uscita, PABLO HONEY si lascia alle spalle le questioni stilistiche e resta semplicemente un eccellente disco di debutto. Anche se i Radiohead hanno poi intrapreso strade lontane dal rock più genuino che si respira in queste tracce, qui hanno sfoggiato grandi canzoni, personalità e una ricerca di linguaggio strumentale da fuoriclasse. Anzi, per chi – tra i più giovani o tra gli appassionati del rock più canonico – fatica ad avvicinarsi alla loro anima più sperimentale e avanguardistica, questo album potrebbe essere l’alternativa vincente.