Continuano ad emergere dettagli sul biopic dedicato a Bob Dylan che sarà portato sul grande schermo da Timothée Chalamet.
Il regista James Mangold ha infatti detto che è stato lo stesso cantautore premio Nobel a prendere parte attivamente alla scrittura del film, fornendo alcuni consigli.
Con il working title di "A Complete Unknown", il biopic su Bob Dylan comincerà ad essere girato il prossimo mese.
Il coinvolgimento di Bob Dylan nel biopic
Quando si tratta di biopic, una delle questioni più spinose è sempre quella della attendibilità e della aderenza alla realtà. Se in casi come Bohemian Rhapsody dei Queen c'è una band - con un frontman iconico non più tra noi - e conseguenti versioni dei fatti diverse in basi a chi ne parla, quando l'artista è uno e uno soltanto, in teoria non ci si potrebbe sbagliare.
Pare sia proprio questo il caso di "A Complete Unknown", pellicola su Bob Dylan diretta da James Mangold con Timothée Chalamet nei panni del cantautore.
Come rivelato dal regista in un'intervista, è stato lo stesso Bob Dylan a fornire spunti e consigli per la scrittura delle scene, venendo direttamente coinvolto nella stesura dello script.
"Ho passato molti giorni, eccezionalmente affascinanti, in sua compagnia. Abbiamo parlato faccia a faccia, solo io e lui", ha detto Mangold di Dylan. "Ho una sceneggiatura che è stata personalmente annotata da lui e gelosamente custodita da me. Ama il film. La prima volta che mi sono seduto con Bob, una delle prime cose che mi ha detto è stata 'Amo Cop Land' (pellicola di Mangold del 1997)."
Un periodo specifico
Un altro dettaglio emerso a proposito del biopic su Bob Dylan riguarda la finestra temporale. Mangold ha infatti preferito evitare di concentrare tutta la vita di Dylan in due ore di film, cosa che non lo rendono un biopic nel senso classico del termine ma più una fotografia di un periodo specifico.
Proprio questa è una delle cose preferite dal cantautore, secondo il regista: "La ragione per cui Bob è stato così di supporto al progetto è stato perché, come in tutti i casi di quelli che credo siano i migliori film biografici, non è mai il racconto dalla nascita alla morte quanto, piuttosto, di un periodo specifico".
Da quanto è emerso fino ad ora, il periodo di riferimento sembra essere quello che va dall'arrivo di Dylan a New York solo adolescente alla fine degli anni '60 con la trilogia elettrica e il buen ritiro a Woodstock.
"Si guarda nell'insieme a questo periodo storico, nei primi anni '60 a New York. Questo ragazzo di 17 anni, con 16 dollari in tasca, fa l'autostop per raggiungere New York e incontrare Woody Guthrie che è in ospedale e sta morendo", spiega Mangold. "Canta a Woody una canzone che ha scritto per lui e fa amicizia con Pete Seeger, che per Woody è come un figlio, e Pete gli procura show nei club dove incontra Joan Baez e tutte le persone che fanno parte di questo mondo. E' la storia di questo vagabondo del Minnesota che, con un nuovo nome e una nuova vita, diventa una star, firma con la più grande casa discografica del mondo nel giro di un anno e, dopo tre, fa vendite record rivaleggiando con i Beatles".