Metallica e la trilogia di The Unforgiven

Una sola storia per tre brani con The Unforgiven, la metal ballad dei Metallica che si è sviluppata dal Black Album del 1991 a Death Magnetic del 2008

Il 23 febbraio del 1998 i Metallica pubblicavano 'The Unforgiven II', secondo capitolo della storia nata sul "Black Album" e che sarebbe arrivato a chiudersi dopo una terza parte.

Come il brano pubblicato nel 1991, anche in questo caso ci troviamo davanti ad una metal ballad che segue lo sviluppo del personaggio raccontato nel primo episodio.

Un concept, quello creato da James Hetfield, che cambia punti di vista ma mantiene il filo della storia che si concluderà, infine, dieci anni dopo con 'The Unforgiven III'.

Il primo The Unforgiven

Nel 1991 i Metallica pubblicarono l'omonimo album, meglio noto come "Black Album", il disco che sdoganò definitivamente a livello mainstream il metal della band californiana.

Un album pieno di riff rimasti nella storia e brani potenti indimenticabili, tra i quali spiccavano anche alcune 'anomalie' come la ballad 'The Unforgiven'.

Il brano originale raccontava di un ragazzo intrappolato in una vita opprimente, un modo di essere dettato dalla società che cercava di reprimere tutti i suoi pensieri.

Con il tempo il protagonista finisce per conformarsi, pur conservando dentro di sé uno spirito che gli dirà sempre che non è quella la strada giusta, creando uno scarto tra ciò che sente e ciò che mostra al mondo.

Un brano sul rimpianto e sulla rabbia nei confronti delle imposizioni che James Hetfield scrive con Hammett e Ulrich in una maniera abbastanza strana per lo standard dei Metallica, rovesciando la dinamica sonora della scrittura.

Non ci sono più ritornelli urlati ma un cantato più morbido che, dirà Hetfield, prendeva ispirazione dal crooning di Chris Isaak, mettendo il carico da 90 in fatto di emozioni.

La fine di una trilogia

Nuovo capitolo, ultimo della trilogia e nuovo cambio di prospettiva per James Hetfield che nel 2008 pubblicò 'The Unforgiven III'.

Per il brano da "Death Magnetic" il protagonista non guarda più all'oppressione che arriva dall'esterno ed alle barriere emozionali con le altre persone.

Ora ci si concentra verso l'indagine interiore e la necessaria accettazione di quanto accaduto.

Il protagonista non accusa più il mondo esterno di averlo cambiato ma cerca di perdonarsi il comportamento di un tempo.

Un concetto, questo, espresso anche dalle immagini di viaggio che narrano di un uomo alla deriva e alla ricerca di un'identità.

"Molte volte torno indietro e trovo cose nuove nelle vecchie cose che ho scritto", disse Hetfield in un'intervista a Maximum Guitar. "Sebbene il brano riguardasse la mia vita, i sentimenti sono il tipo di cose che ti rimangono dentro. Sono piuttosto basilari ed elementari. Rivisitarli da una prospettiva diversa, più vecchia, è molto interessante. È come una storia che continua".

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