03 marzo 2025

Master Of Puppets, il disco dei Metallica da 'all in'

Il 3 marzo 1986 i Metallica pubblicavano Master Of Puppets, il disco che portò i Four Horseman ad un nuovo livello

Il 3 marzo del 1986 i Metallica pubblicavano Master Of Puppets, terzo album in studio - l'ultimo con il bassista Cliff Burton che morirà tragicamente nel tour seguente - e una delle pietre miliari della musica metal.

Dalla copertina alle tracce contenute nel disco, tutto di Master Of Puppets è diventato iconico, rendendo l'album dei Metallica uno dei più influenti di tutti i tempi.

Un album in grado di superare il passare del tempo e di arrivare anche alle nuove generazioni, specialmente grazie anche al contributo dato dall'industria cinematografica con l'inserimento in una scena cult del season finale di "Stranger Things".

L'amatissima serie fantasy di Netflix ha infatti permesso alla titletrack di raggiungere un nuovo pubblico, con il completo supporto della band stessa.




Ma perché Master Of Puppets è così importante?

In un contesto come quello del rock anni'80, l'approdo sulle scene delle formazioni americane che diedero vita a quello conosciuto come 'thrash metal' sembrò qualcosa di rivoluzionario.

Non c'era ombra della lacca patinata tipica del sunset strip, men che meno di sintetizzatori ed altre caratteristiche che sembravano andare per la maggiore in quel decennio ma solo potenza e riff massicci che non avevano intenzione di fare prigionieri.

E di questa pasta erano fatti i Metallica che, dopo due album in cui erano riusciti a diventare un nome di successo nell'underground, erano pronti per il grande salto.

Con "Master Of Puppets" i Metallica dovevano fare all in e tentare di portare ad un nuovo livello l'energia di Kill 'Em All e Ride The Lightning conservando la potenza sonora e la complessità di scrittura ma arricchendole con testi sempre più incisivi e un gusto melodico che gli avrebbe permesso di arrivare davvero a tutti.

Il titolo dell'album e i temi del controllo, della manipolazione e degli effetti disumanizzanti della dipendenza risuonavano con la turbolenta atmosfera sociale e culturale dell'epoca, preparando il terreno per un impatto che dura ancora oggi.


Master Of Puppets, il disco dei Metallica da 'all in'

Sulla spalle di Ride The Lightning

Se Kill 'Em All era stato il biglietto da visita, Ride The Lightning aveva permesso ai Metallica di credere maggiormente nelle proprie capacità. Concerto dopo concerto, conquista dopo conquista, James Hetfield e soci diventarono sempre più sicuri di poter realizzare quell'album che gli mancava per portare il tutto ad un livello successivo e, in questo senso, fondamentale fu anche il contratto con la Elektra che gli fece capire di essere pronti per conquistare il mondo.

La complessità dei brani di Ride The Lightning diventò solo la base per strutturare un nuovo set di canzoni complesse, piene di cambi di tempo e riff violenti ma che sapessero conservare anche una struttura melodica quasi 'facile' ma non 'facilona'.

Costruendo da lì, i Four Horsemen si chiusero nello studio del loro produttore Flemming Rasmussen per riprendere da dove avevano lasciato ma facendolo al meglio. Migliorarsi era tutto ciò che la band voleva, dimostrando una determinazione che avrebbe ripagato alla grande. L'album è stato registrato utilizzando apparecchiature analogiche, che hanno contribuito a creare un suono caldo e robusto, quello di una band chiusa in sala prove. I Metallica trascorsero ore sperimentando diversi riff, tempi e strutture, per fondere l'energia grezza con arrangiamenti più complessi e stratificati.

Sotto la guida di Rasmussen, i Metallica impiegarono una serie di tecniche di produzione per ottenere un suono equilibrato ma aggressivo utilizzando sovra incisioni.  L'obiettivo era catturare l'energia dal vivo delle loro esibizioni, assicurandosi al contempo che ogni strumento, che si trattasse della batteria nitida e precisa di Lars Ulrich o delle innovative linee di basso di Cliff Burton, fosse chiaramente articolato nel mix finale.




I temi  dell'album e i legami con la copertina

Importanti anche i temi di Master of Puppets che affronta l'idea di essere controllati, che sia per dipendenza, autorità, pressioni sociali o persino forze soprannaturali. I testi dell'album utilizzano metafore potenti e immagini vivide per sfidare gli ascoltatori a esaminare le forze che modellano le nostre vite e il costo della rinuncia al controllo. Il motivo ricorrente del "burattinaio" funge da simbolo per qualsiasi entità che manipola e domina, riflettendo una lotta universale per la libertà e l'identità.

Temi, questi, espressi anche dal punto di vista visivo grazie alla potenza della copertina ideata dai Metallica insieme al manager Peter Mesch e realizzata da Don Brautigam.

Sebbene la copertina non presenti figure di burattini in maniera letterale, il design complessivo evoca sensazioni di costrizione e manipolazione. La disposizione rigida e quasi regolare può essere interpretata come una metafora visiva delle forze disumanizzanti che tirano i fili della vita, siano esse l'addizione, l'autorità o le pressioni sociali.

L’idea principale nacque da Peter Mensch, il manager della band, che propose il concetto di croci cimiteriali collegate da fili da burattinaio, per rappresentare la manipolazione e il sacrificio umano, con particolare riferimento alla guerra e alle dipendenze.

I Metallica commissionarono l’opera a Don Brautigam, un rinomato illustratore americano noto per le sue copertine di album e libri. Brautigam era famoso per il suo stile realistico e l’uso di colori intensi, che diedero alla copertina di Master of Puppets un impatto visivo immediato, dipingendo interamente a mano una delle copertine più iconiche di sempre.