Nel 2004 “Rolling Stone” ha posizionato “London Calling” alla quindicesima posizione della lista delle 500 migliori canzoni di sempre. Nel 2009 Bruce Springsteen ne ha fatto una rilettura in apertura del suo concerto all'Hard Rock Calling a Londra.
Basterebbero questi due dati per farci capire l’importanza che ha avuto e continua ad avere il singolo “London Calling” dei Clash all’interno della storia musicale.
La descrizione di un’epoca
“London Calling”, primo singolo estratto dal doppio album omonimo pubblicato il 14 dicembre del 1979, è il ritratto di quel periodo, la risposta dei Clash alla realtà che li circonda.
L’Inghilterra è reduce da quello che fu definito l’”inverno dello scontento” che portò nell’aprile del 1979 alla vittoria elettorale di Margaret Thatcher, con il suo seguito di politiche economiche liberiste, inflazione alle stelle e un’impennata della disoccupazione.
Londra è ormai distante anni luce da quella splendente e glamour di soli dieci anni prima.
Per dirla con Joe Strummer e compagni:
«Sta arrivando l'era glaciale...il sole sta precipitando
I motori si fermano e il frumento avvizzisce
Un errore nucleare...ma io non ho paura
Londra sta annegando...ed io...
Io vivo vicino al fiume!»
Ed è tutto vero: Strummer abitava in una casa popolare a Chelsea, un condominio ironicamente chiamato World’s End, da cui si vede il Tamigi.
Si descrive la Londra arrabbiata di Paul Simonon, che brandisce il basso come un’ascia e lo spezza sul palco del Palladium a New York immortalato da Pennie Smith nella celebre foto che finì sulla copertina dell’album.
Una copertina destinata a rappresentare una delle pietre miliari della storia del rock e del punk in tutto il mondo.