16 aprile 2024

Flea dei Red Hot Chili Peppers: due rifiuti al mito dei Sex Pistols

Per due volte Flea, bassista dei RHCP, ha resistito al mito dei Sex Pistols: dicendo no prima al cantante John Lydon, poi al loro manager Malcolm McLaren.

Quando l'amore per la tua musica e la tua band ti permette di resistere anche alle lusinghe dei tuoi miti. Ecco la storia di come Flea - bassista dei Red Hot Chili Peppers e musicista legatissimo alla scena punk - ha detto "no grazie" alle proposte di collaborazione con due leggende di quel mondo musicale: John Lydon e Malcolm McLaren, rispettivamente cantante e manager dei Sex Pistols.

Non c’è dubbio che Flea dei Red Hot Chili Peppers sia uno - se non il - bassista tra i più noti e apprezzati del rock. Il merito è quello di essere riuscito a portare e adattare al rock un linguaggio e un suono che arrivavano da altrove: dal funk, dal rnb, persino dal jazz; Flea ha un’unito a questa tecnica e a questo suono prodigioso di basso, un’attitudine debordante, una foga punk è un irresistibile piglio da hippie. Un mix che è stato sicuramente l’ingrediente decisivo nell’originalità del sound dei Red Hot Chili Peppers e che li ha portati - sull’onda di un successo che dura da oltre trent’anni - ad essere una delle più rappresentative band crossover di sempre.

Flea dei Red Hot Chili Peppers: due rifiuti al mito dei Sex Pistols

La doppia chiamata nel punk

Ma, oltre a questo talento artistico e musicale incommensurabile, Flea ha contribuito alla magia dei Red Hot Chili Peppers anche grazie alla dedizione che ha riservato a questa band. Restando coerente e fedele all’investimento fatto sui Red Hot Chili Peppers: una band che, con tanto duro lavoro, fosse la proiezione più autentica della sua visione musicale. Per questo, restano memorabili due grandi rifiuti di Flea nei confronti di proposte che avrebbero potuto compromettere l’avvenire dei Red Hot Chili Peppers. Proposte che - ironia della sorte - arrivavano proprio da quella scena punk a cui il bassista doveva moltissimo a livello di ispirazione e inclinazione. Flea, infatti, si rifiutò - in due fasi differenti della sua carriera - di collaborare prima con John Lydon, ex cantante dei Sex Pistols e, qualche anno dopo, con il manager dei Sex Pistols stessi, Malcolm McLaren, personaggio che era stato decisivo nell’esplosione commerciale del fenomeno punk, oltre che vero e proprio artefice della creazione dei Sex Pistols.

 

La collaborazione con i P.I.L.

La possibile collaborazione tra il cantante John Lydon e Flea, avviene in seno ai P.I.L. band e progetto solista che Lydon forma dopo lo scioglimento dei Sex Pistols. Alla loro uscita, nel 1978, i P.I.L erano un’eccitante progetto d’avanguardia musicale che su un impianto post punk, new wave osava con psichedelia e contaminazioni dub e world music. Ma quando, qualche anno dopo, Flea supera l’audizione per entrare nella band, oramai i P.I.L hanno perso parte dell’energia e attenzione che aveva caratterizzato il loro esordio. Pur restando una band pregevole, Flea sente che difficilmente potranno diventare una progetto che va oltre l’essere qualcosa che brilla per la luce riflessa dell’ex cantante dei Sex Pistols. Per ogni appassionato di rock e punk resterà un cruccio immaginare cosa avrebbero potuto combinare assieme due pazzi scatenati come Lydon e Flea; ma il bassista decide di percorrere con coerenza la strada meno sicura e più ambiziosa della propria musica. Scelta che si concretizza nel debutto solista dei Red Hot Chili Peppers del 1984 con l’omonimo THE RED HOT CHILI PEPERS.

 

"Diventare una band Surf-Punk? No grazie!"

Ed è proprio a seguito del loro primo album che i RHCP entrano in contatto con Malcolm McLaren. La band si dice scontenta per il sound del loro disco d’esordio e decide così di cambiare produttore artistico, ritenendo Andy Gill (chitarrista dei Gang Of Four che li aveva prodotto e registrati) artefice di un sound troppo pulito e patinato. Nella selezione dei possibili produttori a cui affidare le registrazioni del loro secondo album, i RHCP incontrano, anche l’ex manager dei Sex Pistols. E’ Anthony Kiedis, cantante dei Red Hot Chili Peppers a ricordare quanto accadde: Malcolm McLaren ci ha raggiunto nella nostra sala prove; si è seduto e ci ha guardato e ascoltato provare. Poi ha detto: "Okay, ecco il piano, ragazzi: semplificheremo completamente la musica. Dovete fare qualcosa di più semplice. Serve una cosa rock 'n' roll con non più di tre accordi…molto vecchia scuola! Soprattutto tu, Anthony, dovrai essere al centro dell’attenzione; voi altri, ragazzi, dovrete stare più in disparte, essere la band di supporto.” Quando Flea ha sentito quel piano per trasformare i Red Hot in una sorta di band che fa a surf-punk, beh… sì è letteralmente accasciato a terra. E’ crollato, svenuto! Certo, potrebbe che sia successo per quello che ci eravamo appena fumati, perché eravamo dei disastrati in quel periodo. Ma, intimamente, credo che a stenderlo fosse quello che McLaren intendeva fare con la nostra musica!”