Kiss, la storia della 'odiata' I Was Made For Lovin'You

Gene Simmons la odia ma, grazie al suo mix di rock e disco, I Was Made For Lovin'You ha fatto la storia dei KISS

Il 19 maggio 1979 i KISS pubblicavano I Was Made For Lovin'You, tra i più grandi successi della band, malgrado lo stesso Gene Simmons non abbia mai nascosto il suo particolare entusiasmo per il brano.

Diventata un punto di riferimento nei set dal vivo dei KISS e considerata una delle 'party song' per eccellenza, I Was Made For Lovin' You venne scritta per seguire il sound del momento e infondere nella musica della band un altro aspetto della New York di quegli anni.

Se da una parte della Grande Mela spopolava il punk più sporco del CBGB'S, dall'altra era la disco dello Studio 54 ad andare per la maggiore.

Proprio con quell'idea in testa, Paul Stanley pensò che i KISS avrebbero dovuto realizzare qualcosa del genere: "Allo Studio sentivo tutte queste canzoni che andavano a 126 BPM e mi sono detto che anche io sarei stato in grado di scrivere canzoni del genere, con quei testi".

I Was Made For Lovin'You, leggenda vuole, fu infatti il risultato di una sfida, quella tra l'etichetta discografica - che voleva indirizzare i KISS verso un suono più commerciale - e i membri della band, convinti che scrivere un brano dalle influenze disco fosse un gioco da ragazzi.

Una disco sporca come il punk

A quanto pare una prima bozza di I Was Made For Lovin'You fu completata nel giro di poco  da Paul Stanley insieme a Desmond Child, autore che in carriera firmerà anche alcune tra le maggiori hit di artisti come Bon Jovi, Aerosmith ed Alice Cooper, e poi completata insieme al produttore della band, Vini Poncia.

La collaborazione tra i due nacque quando lo Starchild vide un live della prima band dell'autore, Desmond Child and Rouge, in un club del Greenwich Village. I due legarono grazie alla passione per l'R&B e decisero di portare le chitarre rock nel sound disco così diffuso tra le strade di New York.

Eppure, come racconterà Stanley nella sua biografia "Face The Music", lo Studio 54 non aveva niente da invidiare al punk e alla musica rock in fatto di trasgressioni: "Era sordido ad un livello tale da non farmi sentire nemmeno completamente a mio agio. C'era una dissolutezza estrema, rapporti sessuali tra chiunque, droga in ogni dove, ma mi piaceva andarci a ballare. Nessuno lì indossava un completo bianco e ballava come John Travolta. Potevi metterti un jeans e una maglietta e andare a ballare. A volte andavo il sabato e non uscivo fino al giorno dopo".

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