12 febbraio 2025

Keith Richards, Marianne Faithfull e l’irruzione della polizia: il mito di Redlands

Nel 1967, l’irruzione della polizia a casa di Keith Richards trasformò una perquisizione in leggenda: arresti, scandali e una Marianne Faithfull indimenticabile

Il 12 febbraio 1967, l’irruzione della polizia a Redlands, la residenza di Keith Richards, non fu una semplice perquisizione: divenne subito un mito del rock, tra arresti, titoli scandalistici e la figura di Marianne Faithfull, sorpresa avvolta in una coperta di pelliccia in circostanze che la stampa si affrettò a trasformare in leggenda. Era solo uno dei tanti scandali che segnavano quel periodo in cui il rock non si limitava a intrattenere, ma sfidava apertamente l’ordine sociale e culturale.

Tra libertà sessuale, droghe e vite fuori dagli schemi, ogni eccesso finiva amplificato, trasformando gli artisti in simboli della controcultura. E, ironia della sorte, anni dopo, Richards si ritrovò di nuovo nei guai per colpa di due “poliziotti” molto particolari: Sting e Stewart Copeland, ovvero The Police, protagonisti di uno degli aneddoti più divertenti della sua carriera.

Keith Richards, Marianne Faithfull e l’irruzione della polizia: il mito di Redlands
PHOTO CREDIT: Elena Di Vincenzo

Scandali, ribellione e nuove libertà

La fine degli anni ’60 è uno dei periodi più mitizzati della storia del rock. In quegli anni, la musica diventa il megafono di valori, costumi e istanze in netta rottura rispetto alla società borghese di allora. Una società in pieno boom economico, sempre più industrializzata e incasellata in una serrata efficienza burocratica e amministrativa. Se da una parte questo sistema garantiva produttività, dall’altra sembrava sacrificare l’arte, la creatività e la libertà espressiva del singolo in nome della logica del profitto. Il rock, quindi, si impone come voce di chi chiedeva nuovi spazi e libertà espressive. Giovani studenti, intellettuali e artisti trovavano nel movimento rock, ispirato dal pensiero hippie, l’alternativa allo stile di vita borghese del “casa, lavoro, profitto, famiglia”. Di conseguenza, ogni esternazione di questa nuova scena musicale — dai Beatles a Janis Joplin, dai Rolling Stones a Jimi Hendrix — già di per sé fantasiosa e trasgressiva, veniva amplificata e criminalizzata dai media e dalle autorità, spaventate dal potenziale sovversivo di questi artisti. D’altro canto, lo stesso sistema musicale, dall’industria agli artisti, colse subito l’opportunità promozionale offerta dagli scandali. Questi episodi non solo alimentavano la fascinazione e l’immaginario giovanile, ma contribuivano a costruire veri e propri miti. Droghe, emancipazione sessuale e stili di vita alternativi non erano semplicemente atti di gratuita trasgressione, ma manifestazioni di una volontà di ricerca oltre i confini del pensiero borghese. Era “l’abbattere i muri” di cui parlavano i Doors, ispirati dalle letture di Aldous Huxley ("Le porte della percezione", pubblicato nel 1954). Si trattava di un cocktail esplosivo che generava scandali e leggende in un circolo vizioso e virtuoso. Ogni provocazione degli artisti veniva amplificata, contribuendo a creare la mitologia stessa del rock. Basti pensare all’incidente di Miami di Jim Morrison (1969), quando fu arrestato per presunta oscenità durante un concerto, o alle preoccupazioni del manager di Jimi Hendrix, che rassicurava gli organizzatori della Royal Albert Hall, spaventati dall’idea che il chitarrista potesse invitare il pubblico a spogliarsi, trasformando il concerto in un rituale dionisiaco.

 

L’irruzione a Redlands: la polizia incontra Keith Richards

Tra i tanti episodi del rock trasformati in miti, l’irruzione della polizia a Redlands, la residenza di campagna di Keith Richards, il 12 febbraio 1967, rimane uno dei più iconici e discussi. Siamo nel Sussex, dove un anno prima Keith ha comprato questa grande villa immersa nella natura, che ben presto si è trasformata in un rifugio per musicisti, amici e artisti. Non era solo una casa: Redlands era un microcosmo bohémien, popolato da personaggi eccentrici che entravano e uscivano a ogni ora, tra feste, jam session e una costante atmosfera di trasgressione creativa dove Mick Jagger e Marianne Faithfull erano ospiti fissi. Quella mattina, però, tutto è diverso. Un silenzio quasi irreale pervade la villa, mentre i presenti cercano di riprendersi dalla notte precedente. Poi, improvvisamente, il silenzio viene interrotto da forti colpi alla porta. Keith, ancora confuso dal torpore, si affaccia alla finestra e intravede qualcosa che gli sembra quasi surreale: descriverà la scena come “una fila di piccoli uomini vestiti tutti allo stesso modo”. Ma non sono nani: è una squadra di polizia schierata per un’irruzione. Gli agenti leggono il mandato d’arresto ad alta voce, ma Richards non perde il suo tipico senso dell’umorismo: “Che ne dite di entrare? Fa un freddo cane qui fuori, almeno davanti al caminetto starete meglio”. Una volta dentro, la polizia inizia a perquisire ogni angolo della casa, passando al setaccio posaceneri, cassetti e tappeti. Nei pantaloni di Jagger trovano delle anfetamine, mentre altrove spuntano piccole dosi di eroina. Gli ospiti, ancora intontiti e incapaci di reagire, vengono presi alla sprovvista. Così, la polizia arresta i presenti e la notizia farà immediatamente il giro dei giornali, alimentando ulteriormente il mito ribelle che circondava i Rolling Stones.

 

Il ricordo affettuoso di una musa ribelle

Di quella leggendaria retata, però, ciò che oggi ricordiamo con particolare simpatia e affettuosa malinconia non è tanto il resoconto del blitz in sé, quanto un episodio curioso e ormai entrato nella mitologia del rock, legato a Marianne Faithfull. Un ricordo che, alla luce della sua recente scomparsa, assume un’aura ancora più nostalgica, evocando tutta la magia e la trasgressione di quegli anni irripetibili. I poliziotti, durante la perquisizione al piano superiore, si imbattono nella splendida Marianne nuda, sdraiata su un divano e avvolta in una coperta di pelliccia. La ragazza, reduce da una notte di eccessi, aveva appena fatto un bagno per riprendersi dalla sbornia. Accanto a lei c’è Mick Jagger, e secondo la leggenda urbana, i due vengono sorpresi nel bel mezzo di giochi erotici che coinvolgono una barretta di cioccolato Mars. La stampa, ovviamente, non si lascia sfuggire l’occasione, e questa storia — mai ufficialmente confermata — finisce in prima pagina, accendendo ancor di più i riflettori sulla band.

 

Keith Richards e The Police: un siparietto esilarante

Da quel momento, i Rolling Stones diventano bersaglio di una sorveglianza quasi ossessiva da parte della polizia, costantemente pedinati e sotto controllo. E la vicenda di Redlands segnerà l’inizio di un lungo periodo di udienze e battaglie legali, che contribuiranno ulteriormente a costruire la loro immagine di rockstar dannate e ribelli. Questo non è l’unico siparietto colorato che lega Keith Richards alla polizia. Negli anni ’80, durante un concerto a Minneapolis, il manager dei Rolling Stones irrompe nel camerino gridando: “Keith! Ron! La polizia è qui!”. Panico totale! Richards e il collega chitarrista Ron Wood iniziano a buttare tutto nel water. Dopo 30 secondi, però, la porta si apre e non ci sono due agenti della polizia, ma Sting e Stewart Copeland, membri, appunto, della band The Police. L’episodio, raccontato da Richards nella sua autobiografia LIFE (Feltrinelli, 2014), è diventato un classico del rock. Pare, in ogni caso, che The Police si divertissero spesso a spaventare i colleghi con queste incursioni, dove grazie al loro nome, riusciva a presentarsi in maniera ambigua.