27 giugno 2024

Johnny Cash raccontato dal suo sound engeneer, David Fergie Ferguson

In occasione dell'uscita dell'album di inediti di Johnny Cash "Songwriter", il sound engeneer e curatore David Fergie Ferguson ci ha raccontato la figura del Man In Black

David "Fergie" Ferguson è uno che ne ha viste tante nella storia del country. Storico cantautore e produttore della scena di Nashville, Fergie è da anni di casa nello studio di una leggenda del country come Cowboy Jack Clement ed è ancora più noto per essere stato a lungo uno dei collaboratori più fidati di Johnny Cash.

E proprio a Fergie - che sui dischi di Cash ha lavorato dagli anni '80 fino alla sua morte, inclusa la serie American Recordings realizzata con Rick Rubin - si è rivolto John Carter Cash, figlio del Man in Black, per realizzare questo disco.

"Songwriter" raccoglie alcune tracce registrate da Johnny Cash a inizio anni '90 e mai completate, rielaborate con alcuni musicisti fidati che hanno collaborato con l'iconico musicista quando era in vita e con la collaborazioni di nomi nuovi come Dan Auerbach dei Black Keys.

Il tutto sotto la supervisione proprio di John Carter Cash e di David 'Fergie' Ferguson, che ci ha raccontato del disco, di Johnny Cash e delle sue idee sulla scena country.

Radiofreccia ha parlato di Songwriter, del country oggi e dei ricordi di Johnny Cash proprio con Fergie.


Come è nato Songwriter di Johnny Cash e la collaborazione con Dan Auerbach

"John ha trovato quei nastri di suo padre e, visto che da tempo parlavamo di collaborare, mi ha chiesto se volessi lavorare al progetto. Ovviamente ho risposto di sì e allora abbiamo cercato un approccio nuovo", ha spiegato Fergie. "Sai, volevamo cercare qualche groove diverso per Johnny, ma qualcosa che durasse comunque nel tempo".

Il tutto è stato fatto alla vecchia maniera, coinvolgendo una band di amici e collaboratori di Cash - Marty Stuart, Dave Roe e Pete Abbott - e limitando l'utilizzo della tecnologia moderna a supportare la voce e la chitarra del Man In Black.

"Non ci sono molti sintetizzatore e cose del genere, abbiamo messo a tempo le tracce di Johnny e poi sovrainciso con una nuova band e alcuni groove. In alcuni casi abbiamo aggiunto un po' di rock, come in Spotlight, con Dan Auerbach".

E proprio la voce e chitarra dei Black Keys è un grande amico e collaboratore di Fergie, che lavora anche nei suoi Easysound studios.

Il gancio è stato quindi più facile del previsto: "Dan è un grande amico, abbiamo lavorato molto insieme ed era entusiasta di poter suonare sul brano. Quindi io e John Carter siamo andati agli EasySound studios, lo abbiamo registrato e poi lui ci ha anche aiutato un po' con l'arrangiamento e cose del genere".

Johnny Cash raccontato dal suo sound engeneer, David Fergie Ferguson

Johnny Cash nei primi anni '90 e l'incontro con Rick Rubin

Ciò che è importante di Songwriter è anche il periodo in cui queste tracce vennero registrate, ovvero agli inizi degli anni '90, in un periodo dal punto di vista discografico per Johnny Cash ed esattamente prima che Rick Rubin lo contattasse per rimettere in sesto la sua carriera con la serie "American Recordings".

"Era stato appena scaricato dalla Mercury Records ma non ha mai smesso di scrivere perché Johnny non sapeva quando aveva una canzone fino a quando non suonava, provava, vedeva come andavano le cose", ha spiegato Fergie. "In quel periodo era già da tempo un'icona e quando raggiungi quello status viene difficile cambiare il tuo sound, non poteva certo adattarsi ai trend del momento. Questo lo portò ad arrivare ad una fase di stallo ma non era triste, era sempre felice. Penso si sia goduto il momento, il tempo libero, perché non è che si sia mai preso troppe ferie nella sua vita, era sempre in tour. Lì ha avuto l'occasione di fermarsi e ricominciare da capo, di fare tabula rasa e subito dopo è arrivato Rick Rubin".

A proposito della serie "American Recordings" che ridiede nuova linfa vitale alla carriera di Johnny Cash, Fergie ha raccontato di come l'approccio di Rubin sia stato fondamentale per dargli un rinnovato entusiasmo:

"Con lui ha adottato un approccio diverso e ringrazio il Signore che l'abbia fatto perché ha dato una svolta alla carriera di Johnny. Le vendite erano in crisi, i giovani non sapevano che farsene di Johnny Cash, manco sapevano chi fosse fino a quando è arrivato Rubin, che era molto influente, e ha detto 'Ragazzi, questo tizio è forte! Ascoltatelo!' e sono convinto che se oggi farebbe musica lavorerebbe ancora con lui. Rick gli ha detto che non doveva preoccuparsi di nulla, che avrebbe avuto tutto il budget che gli serviva e questo è stato importante e gli ha fatto capire la fiducia che aveva in lui e Johnny era un uomo leale, lo avrebbe scelto per sempre. Oggi credo che forse avrebbe fatto un disco gospel, magari con un coro black, con Rick Rubin come produttore".




Il Johnny Cash cantautore e l'amore in Songwriter

Di sicuro Johnny Cash era una grande voce ma anche un grande cantautore e, alla domanda se il titolo "Songwriter" è stato scelto proprio per porre l'accento su un aspetto del suo talento forse, a volte, sottovalutato, Fergie risponde.

"Forse le sue performance hanno messo in ombra la sua scrittura, non so ma era un grande autore. A volte molte persone sono conosciute come autori per altri e so che alcune sue canzoni sono state registrate da altri ma non ci sono altre versioni di successo di Folsom Prison o I Walk The Line perché le sue canzoni non erano a loro agio in un mondo di hit", ha detto il sound engeneer di Cash. "Scriveva canzoni per se stesso, adatte al suo modo di cantare".

"Songwriter", dice, è un disco d'amore: "Mi piace la musica positiva, voglio che dia sentimenti positivi e credo che, in qualche modo, tutto l'album sia compsto da canzoni d'amore. Hello Out There parla dell'amore per la Terra, Spotlight parla del soffrire per amore e non lasciare che i riflettori lo mostrino, Drive On parla dell'amore per i suoi compagni feriti in Vietnam, Love You Tonight è una canzone per June".


Country? Quello di oggi è solo pop 

Il 2023 ha visto l'esordio di Beyoncé nelle classifiche country dove è riuscita a centrare il primo posto, prima artista di colore, con "Cowboy Carter", lo stesso anno in cui una che dal country è partita, Taylor Swift, si è consacrata come la popstar più influente del mondo. Intanto molti artisti da classifica non hanno nascosto la loro passione per il genere, come Lil Nas X e Post Malone .

Ma cosa significa il country oggi per un grande nome del genere come David 'Fergie' Ferguson?

"Beh, non so nemmeno io cosa è il country ormai. Di sicuro Beyoncé non è country, così come Taylor Swift, Post Malone e nemmeno Keith Urban. Per me bisogna andare a prima degli anni '80, anche se anche in quel decennio c'è qualcosa di buono. Il country è quello di nomi come Merle Haggard, Johnny Cash, Willie, i grandi".

Ma qual è la differenza rispetto ai nomi di oggi?

La personalità, secondo Fergie: "La grande differenza è che quei personaggi avevano un carattere nella voce talmente tanto naturale da capire chi sta cantando dopo due parole e non credo che valga lo stesso per i ragazzi di oggi. Anche nel rock'n'roll hai tante voci riconoscibili da sole, penso a Springsteen, Rod Stewart o Robert Plant ma quello che abbiamo oggi non è country, è qualcosa di fuso con il pop e non c'è né personalità nè dinamica nella voce.

Possono anche avere una steel guitar ma questo non li rende country, del resto anche i Pink Floyd in The Dark Side Of The Moon la usavano".



La vita delle vecchie generazioni

Un altro tema è quello della credibilità e dell'aver vissuto sulla propria pelle ciò che si canta, esattamente come nel blues.

"Johnny l'ha vissuta davvero, raccoglieva il cotone nei campi. Da giovane lavorava duramente e, ti dirò, i più grandi sono tutti dei grandissimi lavoratori, non ne conosco uno che non lo sia stato. Sono sempre al lavoro, anche quando non pensi lo stiano facendo, rendono questi che fanno orario d'ufficio uno scherzo".

A questo si aggiunge uno stile di vita portato da questo business che non è sempre facile da gestire. "Parliamo anche di quanto sia malsano questo business, soprattutto durante gli anni '70, quando sono scese in campo le droghe e non è stato buono. Poi i lunghi viaggi, il cibo di scarsa qualità,

E Johnny Cash, in questo senso, ne sapeva qualcosa. Lui che è stato un sopravvissuto: "E' difficile, poi tutto chiede il conto e per loro è dura. Credo che alcuni della nuova generazione abbiano imparato dai vecchi, siano più attenti alla linea, alla loro condotta e stanno adottando un approccio diverso. A Johnny la vita ha chiesto il conto troppo presto, aveva poco più di 70 anni quando e morto e conosco persone che ne hanno 90".


Guarda il video dell'intervista integrale a David 'Fergie' Ferguson su Johnny Cash, in basso:

David 'Fergie' Ferguson @ Radiofreccia

David 'Fergie' Ferguson, produttore e ingegnere del suono storico di Johnny Cash, racconta il lavoro dietro 'Songwriter', nuovo album realizzato con i nastri inediti del Man In Black