Prophet 5: la storia di un principino degli anni 80

Vi raccontiamo cosa lega il tema di “Blade Runner” con il riff di “Bette Davis Eyes”, i dischi di Michael Jackson e Madonna, arrivando ai Radiohead

Che cos è il Prophet-5 ? Da Kim Carnes ai Radiohead, passando per Michael Jackson e il film cult Blade Runner, la storia di uno dei synth più famosi di sempre.

Assieme all’abilità e creatività di grandi artisti o al guizzo di produttori artistici visionari, anche le possibilità sonore offerte da nuovi strumenti musicali possono condizionare corsi e tendenze della musica. Tra questi, un capitolo interessante da rispolverare è quello che vede protagonista - all’inizio degli anni ’80 - il Prophet 5, un sintetizzatore analogico.

Gli anni ’80 sono stati la decade che nella quale il rock, ma tutta la musica in generale, ha assoldato con maggiore entusiasmo la voce di synth e tastiere all’interno del proprio mondo. Attenzione, non scherziamo: i decenni precedenti sfoggiavano - dai Doors ai Deep Purple, passando per Emerson Lake a Palmer - tastiere celestiali, con prove di virtuosismo, originalità e intelligenza musicale che hanno determinato la grandezza degli anni d’oro di rock, hard rock e progressive.

Ma negli anni ’80 succedeva qualcosa di diverso. Punk prima e New Wave a seguire, avevano cambiato le regole: gli assolo interminabili, così come le suite progressive ispirate alla musica classica, non gasavano più nessuno. Anzi; improvvisamente suonavano come pallosissima musica da dinosauri. Pop e Rock si facevano più essenziali e la ricerca sonora diventava decisiva. In altre parole, avere un sound moderno e ficcante era più eccitante e distintivo di quanto lo fosse sfoggiare riff distorti e scale blues torci dita.

Nuovi spazi per nuovi suoni

Così, gli allora nuovissimi sintetizzatori erano perfetti per monopolizzare questi nuovi spazi a disposizione nel Rock; tanto più perché offrivano sonorità innovative che stuzzicavano soluzioni di suono e arrangiamento inconsuete: tappeti sonori avvolgenti, futuristici e glaciali (Ghost” dei Japan), suoni di basso sintetici, gommosi ma precisissimi che andavano a nozze con i groove elettronici delle emergenti drum machine (“Into The Groove” di Madonna), temi e contrappunti melodici gelidi penetranti come scoccate di spada laser (“Beat It” di Michael Jackson).

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