Il genio dietro Metallica, Audioslave e SOAD: 4 album per capire Rick Rubin

Rick Rubin è un produttore che non impone uno stile: esalta l’essenza delle band. 4 album - da Linkin Park a Audioslave - che raccontano il suo tocco magico

Ci sono produttori artistici che lasciano il proprio marchio attraverso un suono riconoscibile, una firma sonora che diventa quasi un genere a sé. Un timbro, eterogeneo o complementare, che si integra e colora il suono della band o dell’artista con cui stanno lavorando. E poi c’è Rick Rubin. Nato il 10 marzo 1963, Rubin è uno dei creativi più influenti della musica moderna, capace di lavorare con artisti agli antipodi – dal rap al metal estremo, dal folk al rock da classifica – senza mai snaturare la loro essenza. Anzi, il suo talento sta proprio nel portarli alla loro massima espressione, come se li mettesse in bella copia. Il suo merito più grande? Non quello di imporre uno stile, ma di far emergere il potenziale più puro e potente di ogni band o artista con cui lavora.

Lo ha spiegato perfettamente Anthony Kiedis, il frontman dei Red Hot Chili Peppers, quando ha detto: “Sa catturare la performance migliore e più spontanea di un gruppo senza cambiarla di una virgola”. E infatti Rick Rubin è l’uomo che ha portato i Red Hot nell’Olimpo del rock, producendo il loro capolavoro e manifesto artistico BLOOD SUGAR SEX MAGIK (1991), l’album che li ha lanciati tra le band più importanti degli anni ’90 grazie a una fusione senza precedenti tra funk, rock e alternative, con un songwriting da classifica e una pregnante ispirazione hendrixiana.

Il genio dietro Metallica, Audioslave e SOAD: 4 album per capire Rick Rubin
PHOTO CREDIT: jasontheexploder|Wikimedia Commons

Quattro dischi

La storia di Rick Rubin è quella di un visionario che ha sempre rifiutato qualsiasi confine musicale. Negli anni ’80, partendo come DJ con il vizio della chitarra punk, ha avuto la genialità di scommettere su due band che sembravano agli antipodi: i RUN DMC, alfieri del rap più ruvido, e gli Slayer, icone di un metal feroce e apocalittico. Due mondi che non si erano mai nemmeno sfiorati e che Rubin, con la sua visione, ha saputo portare entrambi alla ribalta. Per lui i generi musicali non sono compartimenti stagni, ma territori fluidi pronti a contaminarsi. Una filosofia che ha sempre caratterizzato il suo approccio e che trova uno dei suoi massimi esempi nei Beastie Boys, che passeranno alla storia come il più divertente gruppo punk che fa hip hop. Abbiamo scelto di raccontare Rick Rubin attraverso quattro album che non solo rappresentano momenti diversi della sua carriera, ma raccontano storie affascinanti del suo impatto magico sulle band con cui ha lavorato.

AUDIOSLAVE – AUDIOSLAVE (2002)

Rick Rubin è il Cupido che fa incontrare gli Audioslave, la band mitologica nata dall’unione tra Chris Cornell cantante dei Soundgarden e la sezione strumentale dei Rage Against the Machine. Tutto parte dall'amicizia tra Rubin e Tom Morello, che il produttore definisce “il Jimmy Page dei giorni nostri”. Quando Zack de la Rocha lascia i RATM, è Rubin a suggerire alla band: “Ragazzi, dovreste provare a suonare un po’ con Chris Cornell”. L’intesa è immediata e il produttore apre loro le porte del suo studio per dare forma a un nuovo sound: un mix di hard rock, groove e psichedelia, con brani come "Cochise" e "Like a Stone" che diventano istantanei classici. 

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