Anche se in molti non hanno perdonato a Dave Grohl il fatto di essersi fatto una carriera, e che carriera, dopo la fine dei Nirvana, il cantante dei Foo Fighters ha le sue buone ragioni per conservare delle cicatrici in seguito alla morte di Kurt Cobain.
Un album oscuro
Pensare alla sua vita precedente come batterista di una delle band rock più importanti di tutti i tempi, per Grohl può essere croce e delizia. Non manca occasione per big Dave di ricordare come il suo tornare con la mente a quegli anni che hanno preceduto la tragica fine di Cobain sia spesso un processo doloroso.
Parlando con lo scrittore Paul Brannigan in occasione della ristampa per l'anniversario dei 10 anni dalla pubblicazione della biografia "This Is A Call: The Life And Time Of Dave Grohl" del 2011, Grohl ha rivelato il suo rapporto con l'ultimo album dei Nirvana, "In Utero".
In un estratto del testo anticipato da Louder, l'ex batterista del trio di Seattle ha raccontato di come abbia problemi ad ascoltare l'albumpubblicato nel 1993, appena un anno prima della morte di Cobain:
"In Utero ha catturato un momento specifico nella vita della band ed è sicuramente una rappresentazione accurata di quel periodo, che era davvero oscuro. E' un album fottutamente oscuro. Non mi piace ascoltarlo, è molto strano per me".
Per quanto sia bello ascoltare il suono di quelle canzoni, spiega Grohl, il loro significato lo ferisce: "Mi capita di ascoltare quelle canzoni in radio ogni tanto e mi piace il suono di canzoni come "All Apologies" e "Heart-Shaped Box" quando capitano in mezzo a canzoni rock moderne super compresse e prodotte con Pro Tool, perché si differenziano. Ma dal punto di vista concettuale e delle parole, non è qualcosa che mi piace affrontare molto spesso. La cosa più bella del suono di quel disco è la sua urgenza, il suono di noi tre in una stanza".