20 gennaio 2025, ore 08:00, agg. alle 10:27
BLOOD ON THE TRACKS, capolavoro di Bob Dylan, è un album nato dal dolore personale: tra arrangiamenti rivoluzionati e racconti intensi di amore e tormento
BLOOD ON THE TRACKS è un viaggio nell’intimità artistica di Bob Dylan. Lo ripercorriamo dalla genesi legata al dolore personale, alla gestazione tormentata delle registrazioni, fino alla straordinaria ricchezza stilistica che mescola folk, blues e rock.
BLOOD ON THE TRACKS è oggi considerato uno dei migliori album di Bob Dylan, al pari dei suoi lavori più celebrati degli anni Sessanta. Al momento della sua uscita, però, nel 1975, non fu accolto con particolare entusiasmo dalla critica, che ne sottovalutò il valore artistico.
Il riscontro commerciale, invece, fu immediatamente positivo: il disco raggiunse la prima posizione negli Stati Uniti e la quarta nel Regno Unito. Nel febbraio del 1975 ottenne il disco d’oro, seguito da due dischi di platino nel 1989 e nel 1994.
La musica che guarisce il dolore
La fine del matrimonio con Sara Lownds, la prima moglie di Bob Dylan, è un momento cruciale nella vita del cantautore di Duluth. L’unione è ormai a pezzi, ma anziché soccombere al dolore, alla frustrazione e ai rimpianti, Dylan riesce a reagire e, per farlo, decide di tornare in pista e rimettersi al centro della scena musicale. Così, nel 1974, Dylan abbandona l’isolamento idilliaco di Woodstock per tuffarsi nella tumultuosa New York degli anni ’70, una città in fermento dove, poco dopo, sarebbero nati i primi vagiti del punk.
Secondo la leggenda, è proprio per lenire i tormenti del cuore che Dylan si rifugia nella sua medicina più potente: le canzoni. Così nasce BLOOD ON THE TRACKS, un album che molti fan - Francesco De Gregori in testa - considerano il suo capolavoro assoluto. È un disco che segna un nuovo capitolo nella carriera di Dylan: un inno all’amore e ai suoi fallimenti, un componimento poetico che dondola tra dolcezza e dolore, dove l’iconografia folk e acustica si intreccia perfettamente con un impianto elettrico, blues e rock.
Dylan, tuttavia, ha sempre smentito che BLOOD ON THE TRACKS sia un disco ispirato dalla sua separazione. Nella sua autobiografia del 2004, CHRONICLES - VOL. 1, affermò che le canzoni non erano legate alla sua vita privata, ma nate dalla lettura dei racconti di Anton Čechov. Eppure, nonostante le sue dichiarazioni, è difficile non vedere nel disco il riflesso di quella dolorosa separazione.
Per portare a termine quelle canzoni, Dylan non trovò immediatamente la quadra stilistica e sonora degli arrangiamenti. Servirono tempo e dedizione: quelle canzoni vennero cesellate come fossero gioielli, ricorrendo a cambi di direzione, musicisti e arrangiamenti anche drastici. Ma il risultato è una musica che riesce a raccontare il dolore, la guarigione e il complesso viaggio dell’amore galleggiando fuori dal tempo, da qualunque rigida catalogazione stilistica. Una sincerità e bellezza artistica che solo Bob Dylan poteva raggiungere.
