I Led Zeppelin e il disastro del Vigorelli
Il 5 luglio 1971 i Led Zeppelin salivano per pochi minuti sul palco del Vigorelli di Milano per il primo e ultimo show in Italia funestato da scontri e fumogeni
Il 5 luglio 1971, i Led Zeppelin arrivavano in Italia per la prima e unica data nel nostro Paese al Vigorelli di Milano, una serata che rimase tristemente nella storia della musica dal vivo in Italia e non solo.
I Led Zeppelin al Vigorelli
A novembre 1971 i Led Zeppelin avrebbero pubblicato il quarto episodio della loro 'saga' Led Zeppelin ma con i primi tre album la storia era già stata fatta. Storia che la leggendaria rock band britannica si apprestava a portare sul palco del Vigorelli di Milano. Prima di loro in quella calda sera d'estate schierati tutti i big del Cantagiro, l'evento itinerante estivo che portava in giro per l'Italia il meglio della musica leggera italiana: da Gianni Morandi ai New Trolls, da Milva ai Ricchi e Poveri e Mia Martini. Una serie di artisti che poco avevano a che vedere con il rock di Page e Plant che in quella serata erano gli ospiti internazionali ma, allo stesso tempo, gli unici veri protagonisti.
Il pubblico era lì quasi esclusivamente per loro e l'accoglienza riservata agli artisti locali non fu delle più morbide con fischi, urla, boati e lancio di oggetti e ortaggi verso gli artisti del Cantagiro. Unici tenuti leggermente in maggiore considerazione, pare, i New Trolls che erano l'unico punto in cui un pubblico fatto di famiglie e uno di giovani impazziti e repressi si sfioravano.
La mossa degli organizzatori di unire mondi diversi nel tentativo di dare nuova linfa vitale alla manifestazione sembrò non funzionare in maniera impeccabile e degli oltre 10.000 spettatori erano ben pochi quelli che ne volevano sapere della decina di artisti nostrani, tutti erano lì solo ed esclusivamente per i Zeppelin.
Una serata di tensioni
La tensione era palpabile, il boato e la confusione costante, tanto da far preoccupare gli ospiti inglesi che nel camerino erano sempre più impazienti di salire sul palco e poi togliersi di mezzo al più presto da quella situazione che sembrava essere tutto fuorché piacevole, mentre molti degli italiani si rifiutarono di salire sul palco.
E' così che i Led Zeppelin furono buttati on stage circa un'ora prima dell'orario di esibizione previsto, alle 22:40 della notte milanese.
Ma il peggio doveva ancora venire in una serata che avrebbe fatto sparire per un po' l'Italia dai radar dei tour internazionali, in anni difficili per il Paese tra scontri e tensioni che si riversavano anche nella musica che non era solo intrattenimento.
Per il concerto erano stati schierati 2000 poliziotti che nei minuti in cui la band saliva sul palco erano impegnati all'esterno in una guerriglia con gli autoriduttori, movimento antagonista che portava avanti l'idea di una musica gratuita e per cui il biglietto di 1500 lire per la serata era qualcosa di impensabile.
Mai più in Italia
Mentre una folla enorme di giovani cercava di fare irruzione per entrare gratis al concerto, gli agenti cominciarono a sparare fumogeni contro il pubblico sia all'interno che all'esterno. Un caos totale mentre i Led Zeppelin suonavano fortissimo: Black Dog, Since I've Been Loving You, Dazed And Confused e intorno il delirio, la rivolta, fiamme e un fitto lancio di fumogeni il cui fumo raggiunse anche il palco avvolgendo Plant e Page.
Il frontman dei Led Zeppelin cercò di sdrammatizzare invitando il pubblico a soffiare via il fumo, in platea migliaia di persone si agitavano e cercavano di fuggire creando una calca pericolosissima a ridosso del palco.
Nemmeno un medley di Whole Lotta Love con Moby Dick riuscì nell'impresa di calmare gli spiriti e distrarre la folla e a quel punto, dopo circa 25 minuti di esibizione, i Led Zeppelin fuggirono nel backstage riparandosi nell'infermeria del Vigorelli nella speranza di tornare a casa sani e salvi.
A casa i Led Zeppelin ci tornarono, pur senza alcuni strumenti distrutti durante la guerriglia, ma lo fecero con una convinzione: non avrebbero mai più suonato in Italia.
La band fu di parola e come loro numerosi artisti internazionali che negli anni a seguire cancellarono l'Italia dalle mappe dei loro tour a causa di un clima di tensione sociale considerato troppo pericoloso.