Sting a Radiofreccia: "La musica può ancora cambiare il mondo"
Incontro con l’ex Police. A marzo le sue musiche per lo show sulla Cappella Sistina
“Quando ero un ragazzo negli anni Sessanta le canzoni dei Beatles, degli Stones o di Dylan avevano un’influenza decisiva nella nostra formazione. Poi pian piano la cultura rock è diventata meno potente. Ma può ancora cambiare il mondo. Tra le decine di migliaia di spettatori dei miei concerti vedo molti adolescenti, come l’altra sera a Mosca. Dobbiamo riuscire a piantare un seme nelle loro anime, ne nasceranno dei frutti. La musica non ha rivoluzionato il nostro modo di essere in una sola notte, c’è voluto tempo. Quando ho incontrato in camerino a Londra il sindaco Sadiq Khan, lui mi ha rivelato che a 17 anni era un acceso fan dei Police. Ecco, non so cosa accadrà domani, ma voglio esserne parte”.
Sting non molla la presa. Potresti etichettarlo come un pacificato miliardario sessantenne liberal e sgamato che ormai ha raggiunto ogni traguardo, ma è pronto per la prossima battaglia. Lo ha confermato anche a Cesena, ospite d’onore di “Imaginaction”, il primo Festival Internazionale del Videoclip. È sbarcato in Romagna in un giorno off del tour, tra la data di Budapest e quella di Skopje. E il “pensiero” non troppo angosciante dell’attico extralusso di New York, con vista sul Central Park, che ha messo in vendita per 56 milioni di dollari: traslocherà poco più in là, sempre nel cuore di Manhattan, e se avesse voglia di panorami agresti c’è sempre la sua tenuta Il Palagio, a Figline Valdarno, dove produce uno dei migliori rossi d’Italia. “Le canzoni sono come il buon vino, servono a raccontare storie. L’importante è non esagerare con i calici”. In Italia si sente a casa. “Come era accaduto a Lord Byron, sono stato folgorato dalla vostra cultura, la vostra terra, il vostro cibo, il clima. Sarà perché provengo da una città industriale del nord dell’Inghilterra”. È sempre pronto a fare bisboccia con gli amici italiani, ricordando quelli scomparsi. “Quando conobbi Zucchero eravamo a Capri per ‘Muoio per te’, la sua versione nazionale della mia ‘Mad About You’. Ci scambiammo doni: lui il suo aceto, io il mio vino. Pavarotti? Venne a casa mia sostenendo di essere a dieta. Si sbafò due polli, in cucina non era rimasto niente. Un uomo e un artista insostituibile”.
Sting ha dichiarato guerra ai pesticidi ed è pronto a spendersi per la tutela della biodiversità, come ha fatto divenendo testimonial del Parco del Delta del Po. “E se devo cantare di qualcosa, preferisco occuparmi dei migranti piuttosto che dei miei amori”. E’ toccato a lui riaprire il Bataclan dopo gli attentati del novembre 2015: “Quella sera avevo due compiti: onorare le vittime e festeggiare la rinascita di quello storico locale. Il minuto di silenzio che precedette il concerto, di fronte ai familiari e agli amici dei ragazzi morti per mano dell’Isis, fu profondo e appropriato”. Poi il concerto parigino iniziò con una commossa “Fragile”, la stessa struggente ballata che aveva scelto l’11 dicembre 2001 quando era alle prese con un live a inviti nella sua residenza nel Chianti. “Avevamo fatto le prove generali il giorno prima, la casa era piena di gente. Vidi l’apocalisse in tv, le Torri Gemelle abbattute, e mi passò la voglia di cantare. Un mio caro amico era morto al World Trade Center. Volli rendergli omaggio proprio con ‘Fragile’: il dolore di quel mio testo era un modo per condividere il lutto planetario e per rivendicare il nostro desiderio di libertà”. Lo stesso impulso che lo ha spinto a contribuire con le sue musiche al documentario sull’assassinio del giornalista americano James Foley, giustiziato dai fondamentalisti islamici. “In un primo momento volevo rinunciare, credevo di non avere la forza. Poi mi sono immaginato al posto di Foley, usando le parole che forse avrà usato lui in quella tragica circostanza”.
A partire da metà marzo 2018 una composizione di Sting sarà il tema-chiave dello show ideato da Marco Balich, che andrà in scena all’Auditorium di via della Conciliazione, in Vaticano, per raccontare con un allestimento ultratecnologico le meraviglie della Cappella Sistina e i segreti di Michelangelo intento a dipingere il “Giudizio Universale”. Ma niente paura: Sting non ha la pretesa di credersi divino. Certo, è un vincente: “Quando ero giovane ero quasi imbattibile sui 200 metri. Poi ai campionati inglesi arrivai solo terzo e capii che volevo dedicarmi alla musica, dove non è importante essere superati da Bruce Springsteen. La cosa che conta è non pensare ai soldi e al successo, ma mantenere la propria verità artistica. Lo ripeto sempre ai miei figli, che però mi rispondono: bella forza, tu sei ricco e famoso! In ogni caso, nel fare questo mestiere è fondamentale essere fortunati. La musica migliore nasce per caso”.
Sting - I Can't Stop Thinking About You
“Sting - I Can't Stop Thinking About You